Altra gara da batticuore e atroci sofferenze per chi, al contrario di gara 1, stavolta è stata dietro, ha rimontato, ma non l’ha chiusa. Lunedì era stata l’opposto, quando eri stato davanti e rimontato. Insomma: modificato l’ordine dei fattori, ma non cambiato il risultato, e questo è il dramma per una Fortitudo che esce da Casale nuovamente sconfitta, quindi con ora solo una possibilità rimasta per far saltare il fattore campo, ma sapendo anche che, al Paladozza, non si potrà sbagliare mai. E non sarà contento l’ottimo addetto stampa Fortitudo, Andrea Tedeschi, che dopo aver perso polmoni e anni di vita in una telecronaca epica, che nei prossimi giorni si sentirà, spesso e volentieri, un successo del suo (deprecabile) idolo Renato Zero. Spalle al muro, che è sempre meglio di Jim Morrison e della sua ode alla Fine, ma intanto è così.

Ed è misterioso, perché quanto si è visto è una Casale che gioca a meraviglia, girando la palla in modo irreale per essere in una semifinale alle porte di giugno, e una esaltazione collettiva che trascina i giocatori. E, dall’altra parte, una Fortitudo stanca, nervosa, con una panchina dove si è rivisto Italiano ma solo lui, e con giocatori sulle gambe. Poi vai a vedere le due partite, e ti accorgi che sarebbero bastati esiti diversi di due tiri, e il 2-0 interno sarebbe potuto essere 2-0 esterno. Così è il basket, e nel giorno delle odi al tiro da 4 sappiamo benissimo che un tiro è un tiro, spesso è anche fortuna, ma che può cambiare un risultato, un campionato, una storia. Tomassini ha puotuto, Cinciarini due volte no, riga.

Cosa, allora, deve fare la F per tornare a Casale? Gestire il fattore campo, perché l’assurdità del casa-casa-fuori-fuori-casa è quella di esordire sulle assi amiche già, come raccontato da Renato Zero, senza vie di fuga. E non potendo sbagliare senza aver nemmeno iniziato a provarci. Per una Bologna che, dal dopo KO interno con Cento duemila anni fa, nei playoff casalinghi ne ha persa solo una, relativamente perdibile, con Treviso. Insomma: la garanzia del Paladozza c’è, ma questi vanno ricaricati, mentalmente e fisicamente, sapendo che ce ne vorranno altre tre. Minutaggi o non minutaggi, acido lattico o non acido lattico, nervosismo o non nervosismo.


Just can’t get enough - 80 minuti tesissimi, ma nemmeno uno sguardo cattivo, in campo, tra i giocatori. Roba meravigliosa, per chi la guarda da fuori. Spettacolo meraviglioso, per chi lo guarda da fuori. Atroce, per chi lo guarda da dentro.

It’s no good - Servirà spiegare a Oke che ri-ri-girare la palla non è sempre quello che viene chiesto, e a Fultz che non si può aprire un contropiede altrui a partita. Soprattutto.

(Foto di Gianluca Gentile)

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91