Romeo Sacchetti, che da queste parti era stato visto come un umarell alla ricerca di cantieri, e che oggi - dopo aver continuato a far bene in Nazionale - è primo nel girone verde con Cantù. Antimo Martino, caduto dall'altare della promozione alla polvere della retrocessione, oggi primo nel girone rosso con Forlì. Possiamo aggiungere anche Jasmin Repesa, fuggito da qui adducendo problemi di salute dopo un inizio comunque imbarazzante e che oggi benissimo sta andando a Pesaro. In un roster dove ruotano quel Charalampopoulos, quel Totè, quel Gudmundsson. Il primo apparso fuori ruolo, il secondo svogliato, il terzo un Erasmus scambiato per un giocatore. E si potrebbe fare un lungo elenco dei soggetti che in questi anni sono passati dalla Fortitudo con pianto e stridore di denti, e che ora bene funzionano altrove. Facendo capire che, evidentemente, oggi la Effe sembri una specie di buco nero dove chi andava bene bene non va, e chi va male se ne va per tornare a fare bene. L'unico che si era salvato è stato il Luca Dalmonte del 2021, forse per questo salutato frettolosamente per qualche rapporto - forse poi riproposto - non ottimale, e richiamato per andare, aspettative alla mano, più lento di quanto non si sperasse. Andando quindi ad intaccare (non certo dalla curva, che lo vede come uno dei pochi baluardi di Fortitudo rimasti) il ricordo del tempo che fu.

Eppure, in questi anni qua di gente ne è passata un sacco: gli unici rimasti sono Fantinelli, comunque fermo un anno e dal rendimento a quanto pare non cresciuto come sarebbe dovuto essere, e l'inamovibile Aradori che i suoi 30-32' di media li ha sempre e comunque, al di là del bene e del male. Sembra esserci qualcosa di malsano nell'aria Fortitudo, che ha visto il Covid interrompere un flusso positivo e che mai ha saputo rialzarsi. Oggi le cose non sembrano essere diverse dal 2015-16, quando il primo anno di A2 dopo la rifondazione vedeva la squadra di Boniciolli barcamenarsi con record del 50% a metà classifica e a letto senza cena: l'esplosione sarebbe arrivata nei playoff, con l'arrivo di Amoroso e con una cavalcata che arrivò a 40' dalla nuova promozione.

Sarebbe un sogno rifare quel percorso, ma la differenza è che all'epoca l'ambiente era tranquillo, oggi è evidente che le ultime annate, e una linea dirigenziale che si è autoassolta dalle recenti problematiche esautorando il solo Pavani, hanno reso più difficile da accontentare la piazza. E il clima odierno non è dei migliori, con Dalmonte che sembra in difficoltà, le distrazioni nella concentrazione di qualche giocatore, e non la giusta armonia nella piramide dell'organigramma. Mercato bloccato, anche perchè è difficile capire se si voglia davvero rinforzare e dove, con vincoli autodeterminati non solo economici a rendere ancora più ardue le manovre. Si sblocca Davis, almeno in casa, e si blocca Thornton: dal rientro di Aradori è un pianto, e solo lui sa se sia un caso o no. Manca un esterno che si prenda responsabilità senza pestare i piedi, ma questo lo si dice da anni. Ma, soprattutto, manca tranquillità. Qualche colpa ce la può avere anche parte del pubblico, che non ha recepito la necessità di fare le cose gradualmente e che non si poteva già puntare alla promozione. Tutti, però, oggi, dovrebbero mettersi in discussione e chiedersi cosa c'è che non va. E non solo adesso, perchè da tre anni, la Fortitudo, sembra una sabbia mobile da cui, chi ne riesce ad uscire, deve scappare per rifarsi una vita.

(Foto Valentino Orsini - Fortitudo Pallacanestro 103)

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