Palla a due e pedalare, per la A2 – finalmente la si può tornare a chiamare ufficialmente così, anche se con la massima serie non ha parentele come ai tempi in cui da qui si poteva anche provare a vincere il campionato – che è partita in questo weekend mostrando subito le stranezze e le versatilità di una categoria che mischia robe assolutamente impensabili fino a pochi mesi fa. Palla a due e pedalare per tutti ma non per la Fortitudo, che è rimasta a guardare, così come la sua avversaria Mantova, per via di quello che tutti noi sappiamo. Partita jellata fin da subito: prima la squalifica del campo, poi la scoperta che comunque il 4/10 non si sarebbe potuto giocare (per via della concomitanza con Rimini-Trecate, magari insulsa per noi di Basket City, ma che magari sull’Adriatico conta più delle nostre faccende), l’anticipo al 3/10, poi la druckereide che ha portato all’annullamento, poi alla ricerca dell’annullamento dell’annullamento, e infine al rinvio definitivo. Mercoledì 14, con l’ulteriore fastidio di una gara casalinga, in campo neutro, in infrasettimanale.

Ma allora, quando potremo iniziare a capire di cosa si tratta, questa Fortitudo? Aspettare una settimana, andando in quella Imola che anche l’anno scorso fu luogo di inizio campionato (memento? Lugo-Fortitudo, con annessa sconfitta) e che magari chissà se potrà portare bene. Intanto si può solo immaginare, forse dispiaciuti perché, chissà, vista l’indisponibilità forzata del Paladozza una amichevole laddove ieri si è tortellinato la si poteva organizzare, così da permettere a tutti di risalutare le vecchie facce e far conoscenza con le nuove. Che, a livello di primi dieci di rotazione, sono poi solo quelle degli “stranieri”, visto che l’unica novità italica è quel Francesco Quaglia che da queste parti è stato sia dignitoso panchinaro – con il picco di gara 5 a Forlì – nel 2010 e, più a livello di sito, <em>cult hero</em> di chi inutilmente chiedeva a Finelli, quando il Nostro si faceva le chiappe a strisce in Virtus, di farlo giocare.

Comunque sia, la squadra è praticamente la stessa dello scorso anno, con tre in meno (il ritirato Lamma e gli esautorati Valentini-Samoggia) e tre in più: Quaglia, appunto, Flowers, e quel Daniel che per un po’ verrà sostituito dal croato Radic. Radic, non Goss, come clamorosamente iconato da un giornale di recente. Tutto il resto è un mistero: ci fosse stato il salto dalla B2 alla B1 come nei decenni precedenti, qualche pronostico lo si poteva anche provare a fare. Ma con questo balottone che unisce, per dire, una Roma che l’anno scorso puntava ai playoff in A con la ripescata Agropoli (come, per dire, se nella B calcistica si unissero, proviamo ad immaginare, Cagliari e Matera), capire dove potrà collocarsi la Fortitudo è un mistero se ce n’è uno.

Una A2 di gran qualità come nomi (il quartetto Roma-Treviso-Siena-Fortitudo un po’ di anni fa poteva tranquillamente essere il poker italiano in Eurolega) e come ambizioni di provincia (Verona, ad esempio), che potrebbe essere davvero quel “campionato degli italiani” che tutti dicono di volere, prima di farsi poi irretire dal passaportato di turno. E che ha questa atrocità dell’imbuto a dimostrare l’ipocrisia di questo mondo. Perché a guardare dall’alto, le retrocessioni sono una vergogna eccetera, e anche se ce n’è solo una andrebbe abolita. Dal basso, avere solo una promozione è una frustrazione per gli investimenti e le voglie di salita di piazze nuove. Decidetevi, ecco, mentre in serie A c’è stata una finale scudetto di grandissimo pathos ed emozione tra due piazze, Sassari e Reggio Emilia, che da queste parti ci hanno passato ere geologiche. Ad imbutarle, chissà, sarebbero ancora qui.

Quindi attendiamo: la Fortitudo ha osservato le altre giocare, e prepara la breve trasferta in casa di Giampiero Ticchi per svelarsi al mondo. Il countdown è cominciato.

LA FOSSA DEI LEONI ORGANIZZA LA TRASFERTA DI IMOLA
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE