Alla fine, aveva ragione chi, fin da inizio anno, di questa squadra non era convinto del tutto, e la percepiva un po' meno positivamente di quanto non dicessero i risultati, del resto i migliori del triennio parlando di regular season. La Fortitudo che si iscriverà per la quarta di volta di fila alla A2 (record, mai successo prima) è una realtà che avrà anche fatto buone cose al di fuori, ma che non può, ahilei, prescindere dai risultati. Perchè, quindi, non convinceva? Perchè era chiaro come il risultato finale fosse inferiore alla somma dei singoli, come se 2+2+2 alla fine facesse 5 e non almeno 6, e come tanti, troppi giocatori, di fatto abbiano reso meno di quanto non fosse nel loro potenziale. Non una questione di galli nel pollaio, perchè se eccessi ci sono stati, sono stati di deresponsabilizzazione e non certo di egocentrismo: si sono visti passaggi di troppo, non tiri. E, quindi, difficile l'amalgama per chi magari poteva anche accettare un calo delle proprie cifre e minutaggi, ma che, chissà, ha faticato a capire cosa potesse davvero offrire alla causa. Ora si ripartirà, sapendo che molto del roster andrà rivisto - anche solo per questioni anagrafiche - e che l'anno prossimo l'imbuto sarà meno selettivo. E una considerazione: i problemi di salute di Boniciolli, quelli emotivi di Pozzecco. Ma su quella panchina ci mettono la tremila?


Amici - voto 5,5 - Forse il simbolo delle difficoltà dell'anno, per chi doveva essere il valore aggiunto e aggiunto non è stato. Non riesce a trovare il suo posto, a maggior ragione con l'arrivo di Rosselli, e al di là delle problematiche caratteriali - che lo portano poi ad essere l'undecimo contro Casale - è palese il non capire cosa gli venga davvero chiesto. Inizia a rilento, ogni tanto esplode, ogni (più) tanto reimplode, e non ci si può limitare ai festeggiamenti in quei giorni dove la testa rimane connessa. Non può bastare, per l'alto livello. Per il resto, è un lento scivolare in un imprevisto anonimato. 40% al tiro e 6.8 punti in 18 minuti di media.

Bryan - voto 6 - Preso per far numero, anche quando i numeri erano già abbondanti. Quando viene chiamato in causa fa legna, non offrendo nulla più del possibile, ma nemmeno un centimetro di meno, da buon professionista. Si autoarchivia per un infortunio, ma probabilmente visto il turnover (e vista la sua intelligenza) dura che, in dodici ipotetici, sarebbe riuscito a risalire fino al decimo posto.

Chillo - voto 6 - Alla fine è il panettiere a cui chiedi uno sfilatino da due etti e ti mette in saccoccia uno sfilatino da due etti, senza lasciar briciole, senza barare sulla tara ma senza nemmeno aggiungere più di tanto. Grande sbattimento, qualche errore da sotto (51% da 2, non grandi cose per chi non tira poi da gran raggio), il classico senza infamia e senza lode che però ottiene la sufficienza perché sai benissimo che non si tirerà mai indietro, punto. Quasi 6 di media in 16’.

Cinciarini - voto 6,5 - Doveva essere l’arma contundente dell’attacco dopo gli assaggi della passata stagione, e in parte lo è stato (13,3, esattamente come Mancinelli). Il problema è altrove, nell’essere parte di una prima linea difensiva poco impermeabile, e per la discontinuità all’interno delle partite stesse, per cui può partire alla grande ed evaporare, o viceversa. Attacca il canestro alla ricerca di contatti e falli, muovendo più il tabellino che non le difese. In A2 rimane soggetto che gli avversari non possono dimenticare, ma non ad alti minutaggi: sarebbe arma decisiva concentrando gli spari, non disperdendoli sui 40’. 54% da 2 e 31% da 3, più o meno.

Fultz - voto 5,5 - Tanti di quegli alti e bassi da raccontarli in una Iliade: da come parte in ritardo quando ci sarebbe stato bisogno di condurre, a quando poi rischia il fuori squadra per una intervista (e vagli a dare torto, per quel che disse) proprio quando aveva preso in mano la situazione, a quando poi conclude in esagerato affanno senza riuscire ad essere quella guida necessaria in una squadra dove, per forza o per amore, di regia ce ne era poca. Non sempre garante dietro, paradossalmente paga sia la stanchezza che il minutaggio frammentario, ma se ti stanchi giocando tanto, e non vai in ritmo giocando poco, da che parte stare? Chiude, ahilui, senza poter dire alla truppa che ci si sarebbe potuti affidare a lui alla cieca. 19’ di media, 5 punti scarsi, 2,6 assist.

Gandini - voto 6 - Non sarà il miglior centro della A2 come iperbolicamente dichiarato, ma di certo sarebbe ipocrita raccontare che questa squadra abbia patito l'assenza del famoso lungo di peso (ma poi, siamo commentatori o dietisti?). Lui fa il suo gregariato di lusso, cercando di non farsi scappare una palla anche se pare più funzionale nei rimbalzi d'attacco che non a difendere il proprio fortino. Difficile asfaltarlo, difficile che si metta in proprio a costruirti una strada di sua iniziativa: una Panda 4x4 che percorre tutte le strade, che non si ingolfa, ma che ha normali limiti di velocità. Quasi 4 rimbalzi di media (2 davanti e 2 dietro) e un rivedibile 37% al tiro.

Italiano - voto 6 - Ultimo baluardo del ricordo della B2, fatica nel riciclarsi a latitudini diverse da quelle del ruolo da 4, ma alla fine è classico e canonico nel suo ruolo. Quello che riesce a cambiare una partita (in casa, soprattutto) con l'agonismo, con l'alzare la voce, l'ascella, la mano per un tiro pesante. E quello che, quando gli parte la vena, rischia di fare danni (in trasferta, soprattutto) con l'antisportivo non necessario e cose del genere. Vince con l'orizzontalità, sopra tutto. Soggetto che ha una asticella ben definita, che non riesce più di tanto ad alzarla, e che a volte può con l'irruenza buttarla giù. Basta per continuare ad affidarsi a lui? Forse sì, forse. 5,7 punti e il 48% al tiro, giocando 14’ di media che, con la sua intensità, a chi li guarda possono sembrare il doppio.

Legion - voto 6 - Grandi lodi estive per il confermato meritevole di conferma, per l'uomo prima ancora del giocatore, e per il giocatore capace di riciclarsi in una grande squadra dopo essere stato in precedenza unica punta in medio-bassa classifica. Poi, da prima punta ad una delle prime punte, e poi ad una delle tante punte, forse qualcosa nella metamorfosi collassa, tanto che quando si decide di andare a cambiare straniero si bussa a lui e non, come forse più logico, a McCamey. Finisce la stagione a Mantova, con stesso minutaggio e più o meno stesse cifre, ma perdendo molto più di quanto non vinca. Vattelappesca, ma soprattutto, mai fidarsi degli applausi di agosto. Sul campo, prima, erano state partite di silenti primi tempi e poi tentativi di sbocciare dopo l'intervallo. Come, spesso, tutti i compagni. Quasi 13 di media e il 40% al tiro.

Mancinelli - voto 7 - Il migliore dei suoi, crescendo nelle cifre rispetto allo scorso anno e mostrando, almeno lui, non indifferente continuità. Si devono ringraziare certe sue triple ignoranti, pur con il 31% dall’arco, per vincere non poche partite, e anche i suoi 6 rimbalzi di media per chi, in A2, rimane spesso un Pendolo di Foucault per difese che ancora non hanno capito come limitarne le danze sulle tacche. Difficile trovargli qualcosa da addebitargli, se non il fatto che, ahilui, l’età non gli permetta di stare sempre, sempre, sempre in campo. E non è che l’anno prossimo si tornerà indietro, anagraficamente parlando.

McCamey - voto 5 - Se da un punto di vista umano non lo si può accusare di nulla (e in fondo questo, forse, lo ha salvato dal taglio prima e dall’eterno essere l’undicesimo poi), in campo il problema c’è stato eccome. In un curioso lento collassare, dato che nel girone d’andata c’erano buone cifre e, si pensava, solo la capacità di lettura del collettivo da affinare. Poi si è andati in crollo totale, e chissà se il volerlo salvare a tutti i costi non sia poi diventato il sassolino su cui tutto è inciampato. 8 punti in 19’ di media, svanendo o quasi con il passare delle settimane, dimostrando che forse il materiale c’era e c’è, ma non l’autorità per imporsi e il carattere per uscire dalle difficoltà. Grave, per chi ha occupato uno spot da straniero: non ci si aspettava – e non sarebbe servito – il ventellatore, ma nemmeno chi, ad un certo punto, veniva acclamato per un cesto come il più giovane degli juniores. Alla fine non è stato né affidabile come 1 né credibile come 2, purtroppo.

Okereafor - voto 6 - Giudizio che non può essere condizionato più di tanto dall'ultima atroce recita, ma che nemmeno può dimenticarla. Arriva in corsa, e forse anche per questo (ma è pure sua caratteristica) guida senza particolari fronzoli nè eccessi, tenendo la velocità richiesta, non andando quasi mai oltre, capendo, chissà, che in giro c'era tanta di quella roba da non necessitare di mettersi in proprio. Però, il rovescio della medaglia è il non sapere se possa davvero essere capace di accelerare in caso di bisogno, come dire che se le cose vanno bene lui collabora, se non vanno bene non garantisce capacità di aggiustatutto, semplicemente. Utile, ma non imprescindibile. 8,5 punti e il 41% al tiro.

Pini - voto 6 - 6+4 e il 55% da 2, per chi ha sempre dato l’idea di poter esplodere da un momento all’altro, viste le capacità e il potenziale. Poi qualcosa è sempre venuto meno, il classico concetto del centesimo in meno per fare la monetona, e il materiale per i detrattori che, magari, avrebbero voluto sommare lui e Gandini per farne uno da 30’ e doppia doppia di media. Cosa che in coppia quasi fanno, peraltro. Anche qua, una certezza: non è stato in area, che la Fortitudo ha perso colpi rispetto alle avversarie. Benchè, da lui, qualcosa in più ce lo si poteva aspettare, se non altro per continuità.

Rosselli - voto 6,5 - Ingombrante, ingombrantissimo, nel bene e nel male, d’altronde essere leader sia negli assist (5) che nelle perse (2) dimostra come la banalità, nelle sue corde, non c’è mai stata. D’altra parte il suo ruolo è diventato quello di regista aggiunto, quello a cui chiedere lo sbuzzo per muovere un attacco troppo spesso fermo nel chiedersi a chi chiedere l’assolo, in uno specchiarsi di deresponsabilizzazione figlio della fatica di dare gerarchie ad una squadra dove, ogni volta che uno aveva la palla in mano, poteva avere accanto otto mani pronte a fare comunque bene. In teoria. Arriva esausto, e se fisicamente fatica anche il resto ne risente. Buona aggiunta, ma che ha in un certo senso tolto gli equilibri iniziali, chissà. Anche 9,8 e il 48% al tiro.


Boniciolli - voto 6 - Al netto dei Porcellini, qualcosa in stagione è mancato, magari non come gestione della panchina, quanto piuttosto nella costruzione della squadra e nelle scelte successive. Spalle larghe per gestire tante cose, ma non larghissime per chi, alla fine, alza bandiera bianca per motivi di salute. Ha dato tutto per questa realtà, con qualche eccesso per cui, alla fine, se non fosse lui non sarebbe lui, e per questo, comunque, un posto nella Storia F non glielo si può non dare. Ma c'è una cosa, contro cui non potrà fare nulla: la lotta contro gli haters, che oltretutto rendono complicato capire dove finisca il - legittimo - diritto di critica e la malafede. Ma questo è un problema della società attuale, in toto: se hai una visibilità che anche solo supera il tuo condominio, qualcuno ti spernacchierà. Figurarsi se sei uno sportivo. Un allenatore. Della Fortitudo, poi.

Comuzzo - voto 6,5 - Serve dare un voto anche a lui, che di punto in bianco si trova con le luci della ribalta prima durante e dopo: Boniciolli che lo manda a presentare le partite, che poi gli lascia la panchina in varie occasioni per via dei problemi di salute, e Pozzecco che sommerso dai tecnici in due occasioni, nemmeno di poco conto, lo riporta nel ruolo di capo allenatore. Sorride ai commenti sul Maestro, e chissà se la notorietà gli sia poi stata piacevole o meno. Di certo, fa il suo mestiere con grandissima – e non c’erano dubbi – professionalità.

Pozzecco - voto 5,5 - Gran mossa mediatica, tanto che al suo arrivo la sala stampa Fortitudo si affolla come nemmeno ai tempi dell’Eurolega. Sul campo, la sua gestione è un rattrappire la panchina affidandosi in primis ai veterani e poi agli altri, perdendo il platoon system precedente e trovandosi piano piano con qualcuno esausto e qualche altro raffreddato. Per un po’ funziona, poi sono più sbuffi collettivi che non risultati. Per un allenatore che evidentemente soffre, lo stare su panche dove era già stato da giocatore: capire che andare ad un tecnico a partita se va bene è prima di tutto crescita professionale. Le emozioni vanno bene, ma non sempre.


Scrivanie e affini - voto 6,5 - Si dovrebbe scindere il risultato del campo (che, non giriamoci attorno, non è stato quello atteso) da quello del fuori, campo. Dove c'è Torreverde, e tanta roba per mettere fondamenta al progetto e non solo l'estemporaneità del presente. La prima squadra però ha fatto un passo indietro, e ora è evidente che è finito un ciclo, anche solo ricordando come Boniciolli coprisse non solo il ruolo di allenatore. Si dovrà ripartire, sapendo che ora, forse, la scalata potrebbe essere meno impegnativa, che un'altra avversaria sarà già salita, e sapendo che ora, davvero, inizia una nuova era. E si capirà davvero quanto ci sia di maturità, oltre all'evidente e meritevole lavoro di passione ed entusiasmo.

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91