Ne aveva avuti, Boniciolli, di sassolini da togliersi dalle scarpe nel prepartita. Sassolini grossi come menhir, ma poi alla fine, vista la squadra sul campo alla domenica, tanti torti non è che gliene si possa attribuire. Ci metterà del suo, nel bene e nel male, ma intanto la Fortitudo vince ed esalta, ripescando dalle sabbie mobili una gara che rischiava di finirci, ad un certo punto. Con Forlì che ricordava un libro di Gianluca Morozzi (“Chi non muore”, consigliato), e che restava attaccata alla gara con testa e muscoli. Poi le cose sono cambiate, perché alla fine c’è chi ha rotazioni e chi no – ai romagnoli mancava ancora Pierich – e nelle ultime battute non c’è nemmeno stato bisogno di sprint o altre cose. Ecco quindi la seconda di fila, grasso che cola in previsione di due trasferte-derby contro avversarie che non sembrano in ottima salute, ma che non è che per questo possano essere viste come scampagnate.

Quel che la partita ha detto è che ci sono giocatori sempre più in palla, altri che devono un attimo riaggiustarsi (magari nel settore esterni-nonregisti, ambito da ristudiare alla luce dell’inserimento di Nikolic), ma tutti, e dubbi non ce ne erano, che remano nella stessa direzione. Boniciolli anche di remi, aveva parlato: per ora, almeno sul campo, tutti gli Abbagnale sembrano ben coalizzati. E bene alla fine mettere le luci della ribalta su Italiano: meches a parte, siamo sempre nel campo di chi sa sempre cosa fare quando viene messo in campo, fossero 5 o 35 minuti. Un tempo esisteva una squadra griffata Teamsystem che proprio team non lo era. Ora, ad un livello diverso, il collettivo c’è eccome.

Shine on you crazy diamond - Clima dei bei tempi, 5500 persone, e nessuno a cui sono tremate le mani. L’alternanza tra protagonisti, finendo in gloria con Candi e Mancinelli a chiudere quello che prima Knox e Nikolic, tra gli altri, avevano aperto. La garra collettiva.

Another brick in the wall - Tafferugli sugli spalti quasi previsti, e forse qualcuno ora dovrebbe spiegarci quale è la logica per cui certe trasferte sono vietate a certi tifosi, e certe altre no. Era una partita a rischio, il quadrilatero attorno al Paladozza mancava solo dei carri armati, e qualche manganellata è volata. Nessuno vuole reprimere il diritto di trasferta, sia chiaro, ma qualcuno, ripetiamo, ci deve dire quali sono i criteri di scelta.

(Photo by Fabio Pozzati / Iguana Press / Fortitudo Pallacanestro Bologna)

JESI - VIRTUS, IL DOPOPARTITA
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE