Il soave senso di tranquillità che offre il Paladozza. La squadra che riesce comunque a uscire fuori dalle pesche casalinghe with a little help from 5000 friends. La truppa tornata al completo previsto in estate dopo il soddisfacente gettone di Stephens e la recente bua di Leunen. Tutta roba che potrebbe far pensare ad una navigazione sicura, e che per questo dovrà far alzare la guardia a Martino e allo staff: la Fortitudo di oggi è ancora una incognita, piacevole ma incognita, per cui vero che un nuovo gol interno porterebbe la classifica a vertiginose vertigini, ma una sconfitta andrebbe a minare quella che, almeno ad oggi, è una certa certezza di questo mondo. Ovvero, che in casa i punti arrivano. Certo, arrivano, ma non vanno dati per scontati, altrimenti non arrivano più, chiaro?

E’ stata anche la settimana in cui la gente si è chiesta cosa fare di Stephens, anche perché dopo la brillante gara di domenica e il plauso di Martino, almeno un quesito è stato plausibile porselo. Per pura curiosità, lui e Daniel hanno giocato complessivamente lo stesso numero di minuti o quasi (106-103 per il Tempo Indeterminato). Daniel ha segnato 3 punti in più (51 a 48) tirando meglio i liberi, mentre Stephens ha percentuale al tiro molto superiore (73 a 60), prende 2 rimbalzi in più (20 a 18) e stoppa con maggiore frequenza. Pura statistica, mentre l’impatto sul campo ha dato l’impressione di un Daniel più talentuoso ma più alterno e a tratti indolente. E di un Tempo Determinato con maggiori limiti ma maggiore presenza. Considerazioni soggettive e che nulla vogliono dire più di quanto non sia: all’arrivo di Stephens qualcuno in società accennò ad una valutazione sul tenerlo di scorta vista anche l’anagrafe dei suoi vicini di ruolo. Poi però tutte le successive dichiarazioni hanno ribadito l’interinalità e la scadenza del contratto. Fine, arrivederci e grazie.

Brescia, quindi. Saltuari ma epici i precedenti dell’ultimo trentennio: quando nella primavera 1992 Dallamora evitò che si retrocedesse senza passare da Reggio Emilia, o le disfide playoff del 2016, inframezzate da un incrocio in B1 (o A dilettanti qualsivoglia) nel 2009-10. Ma, per una roba in A1, si deve risalire al Triassico o quasi. Novembre 1986, quando la Yoga di Sassoli infilò la terza di quelle sei vittorie in serie, cilieginate con il derby, che la issarono fin sulle vette della classifica prima del lungo capitombolo e la retrocessione. 82-78, per la precisione e per i feticisti della cifra. L’attuale Germani ha chiuso l’epoca panchinara di Diana ripartendo da Vincenzino Esposito, che qualcuno – ma proprio qualcuno, eh – in Fortitudo ricorderà. Alti e bassi fin qua, con il gol in casa Ettore Messina alla seconda, ma anche due sconfitte per quattro punti complessivi di scarto nelle ultime uscite, tra Trieste e Virtus. Punti arrivano dall’ala Horton (una 15ina) e dall’esterno Lansdowne (13, pur con qualche forzatura di troppo), oltre che da Abass e Cain, anche loro in doppia cifra. Attenti ai soliti 6 assist di media del solito Luca Vitali, che non sarà il miglior play dell’emisfero boreale come più o meno detto dall’AD Germani Ferrari, ma sempre qualcuno da tenere lontano dal gasarsi. Ah, e c’è anche David Moss, che in quanto ex Virtus ed ex di quella Siena, probabile che permetterà alla FIP di incassare qualche altro balzello per multe figlie di offese a tesserati.

FOTO DI VALENTINO ORSINI/ FORTITUDO PALLACANESTRO BOLOGNA

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