Tutto è bene quel che finisce bene, come si suol dire, e alla fine non è che si debba poi storcere tanto il naso, in una serie che la Fortitudo fa sua 3-0 (però adesso basta, non tornate più, dicevano nemmeno tanto ironicamente i cronisti siculi in loco) accorciando quindi le proprie fatiche e dandosi una settimana prima di ripartire per i quarti di finale, con Verona nel mirino. Perché poteva andare peggio, anche solo finendo a gara 4, e si sa che nei playoff dare una qualche cosa per certa è, di certo, peccato mortale. Come aveva rischiato di fare la Effe stessa, volata altissimo nei primi minuti di gara 3 e forse, chissà, già convinta di potersi mettere a stampare i biglietti per i quarti di finale (a proposito, si partirà da domani). Invece no: partita poi persa, rivinta, e di nuovo a rischio. Anche per merito di una Agrigento dal tanto, tanto cuore.

Bene. A Verona ci si penserà, per ora quello che gli ottavi hanno detto è che la Effe pozzecchiana ha rotazioni meno roteanti (Rosselli, Mancinelli e Okereafor ieri sono arrivati a minutaggi d’altri tempi, e per i primi due non è nemmeno la prima volta), e che forse il coach ha capito che non può dare sempre, all’interno della partita, una seconda occasione ad ogni singolo giocatore. Così, dopo le problematiche dell’impatto, il trio Fultz-McCamey-Italiano non è stato più riproposto. E non è la prima volta: potrà essere la formula giusta, in un playoff che si presume ora sarà meno facile di quanto non lo sia stato? Considerando, poi, che non abbiamo a che fare con giovini virgulti? Chissà. Intanto, quarti di finale, con il vantaggio del fattore campo. Non era mai successo prima.


Just can’t get enough - Qualcuno porti un polmone esterno per Mancinelli, dato che il rischio è che i due naturali possano non bastare. E buoni segnali da Okereafor, che se non altro non è uno che sbarelli tanto.

It’s no good - La panchina, come detto, andrà rianimata, in un modo o nell’altro.


(Foto di Fabio Pozzati/ Fortitudo Pallacanestro Bologna)

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