Matteo Fantinelli è stato intervistato da Damiano Montanari su Stadio.
Ecco un estratto delle parole dei playmaker della Fortitudo.

Il big match di domenica. Sarà una gara importante ma non decisiva. E ancora prestissimo per parlare di queste cose. Se domenica perdessimo non sarebbe una tragedia. Se vincessimo non avremmo conquistato il campionato. Da qui alla fine della stagione dovremo interpretare tutte le gare come una finale.
Come la state preparando? Come tutte le altre partite. Affronteremo una squadra con un gruppo solidissimo di italiani tra cui spicca Tessitori che è nel giro della Nazionale. Saremo pronti a far bene. Ci teniamo davanti ai nostri tifosi.
La chiave? Loro hanno Tessitori, il centro più forte e dominante del campionato. Limitarlo sarà l'obiettivo principale, senza dimenticarci che hanno talento in tutti i reparti potendo contare su elementi di livello come Antonutti, Imbrò, Aiviti e Burnett. Come nelle ultime partite dovremo mettere in campo una difesa solida per limitare i loro punti di forza.
Pillastrini l'ha paragonata a Cinciarini e Vitali. Ringrazio il coach. Mi fa piacere che pensi queste cose. Però il paragone con Cinciarini e Vitali è un po' forzato. Parliamo di giocatori che sono nel giro della Nazionale e che hanno già dimostrato tutto in Serie A. Io ho sempre giocato in A2 e non ho dimostrato niente. Pillastrini mi conosce e sa che sono una persona molto consapevole. Essere ambizioso a modo mio mi dà forza e la capacità di essere concentrato ogni domenica senza sottovalutare nessuno. Nell'ultimo anno delle giovanili, quando ero passato in Virtus per il fallimento della Fortitudo, chiesi a coach Sanguettoli di andare a giocare in doppio tesseramento in C2 alla Virtus Imola. Volevo divertirmi, sicuro che con il basket non avrei mangiato. Sanguettoli rifiutò ed oggi, dopo quattro anni a Treviso, sono il play della Fortitudo. Per me è la realizzazione di un sogno. Le cose più belle della vita mi stanno già accadendo.
Spera nella Nazionale? Non ci penso. Veramente. Non avrei mai pensato di diventare un giocatore professionista. E già tanto potermi definire tale. Io e la Nazionale parliamo lingue differenti.

( Foto Fabio Pozzati/ebasket.it )

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