Dominando quasi per inerzia, andando a rischiare il clamoroso upset ma sfangandosela all’ultimo istante o quasi. La Fortitudo non perde nemmeno dimenticandosi di giocare l’ultimo quarto, permettendo ad una Imola finita anche sotto di quasi venti di recuperare con il solo affidarsi ai triploni di Anderson. Poi però, quando c’è da chiudere, Bologna ne ha di più e mantiene l’imbattibilità del Paladozza con qualche patema ma ricordando che, da queste parti, chi vuole vincere non deve fare bene, ma benissimo. E oggi, Imola, ha fatto solo bene. Meno chi, alla fine, colpisce il coach ospite con una monetina che porta a sangue e immediate cure.

Si parte con Bologna che suona Imola come la classica zampogna (con la minuscola): la difesa strozza il centrocampo ospite andando a far facili contropiedi o pescando antisportivi, e quando non c’è la transizione il giro di palla rende comunque abbordabile fin troppo la strada per il canestro. Non si fa in tempo a segnare un gol che ne arriva uno subito dopo (quota 25 toccata già al 7’), con il primo cicco da due punti che arriva dopo nove infilzate e Imola che, qualche rimbalzo d’attacco e qualche tripla a parte, osserva e basta. Giro di cambi, riappare Flowers, arrivano le bombe non convenzionali di Raucci e Quaglia ad allargare ancora di più il divario, ed è 31-19 al 10’.

La Fortitudo continua a far il proprio comodo, e Imola ha solo da recriminare per una disparità di trattamento tra proteste della panchina che portano il tecnico solo a est della provincia. Però la partita dice anche di una Bologna che gioca a memoria, che manda tutti o quasi a segnare e che quasi ventelleggia (44-25 al 14’) su schiaccione di Quaglia. Dopo ci si rilassa un po’, pur continuando a sfruttare le magagne imolesi nel solo cercar di superare la metà campo, e rallentando il ritmo è 46-34 al 20’.

Si torna in campo con l’atteggiamento di chi forse ha già avuto la pagella e non capisce che c’è ancora il secondo quadrimestre su cui lavorare, però dove non arriva l’attacco continua a lavorare la difesa e il gioco sporco, con Raucci ad aspirare altrui energie e Italiano ad allungar possessi con i rimbalzi. Bologna diciassettelleggia su sottomano di Quaglia (c’è sempre lui sui massimi vantaggi o quasi), ma Imola dimostra di non essere roba da prendere con le molle, sfruttando la verve dell’antico Prato – tra lui e Flowers derby, battutaccia – per fare 57-47. C’è però un buon momento di Daniel, tra cesto davanti e quarto fallo preso da Maggioli dietro, ed è 61-49 al 30’.

Tolto roba dal piatto per sfamarsi, ma non abbastanza sazia per potersi alzare da tavola tranquilla, la Fortitudo continua a giocare al gatto con il topo, non accorgendosi che la partita è lunga. Imola con qualche tripla scopre di potersela giocare, pur con sprechi (sfondamento in contropiede di Sabatini in due contro uno, poteva essere il -5) a minarne la continuità. Boniciolli deve allora tornare dai suoi esterni, trovando i ciuf di Candi e Montano che tengono ancora il vantaggio attorno alla decina. Imola continua a lottare, prende rimbalzi d’attacco ovunque c’è modo di prenderli, ma preferisce forzare da fuori che non provare a ragionare, facendo quindi il gioco della Fortitudo, pronta a passare alla cassa. Sembra chiusa, ma Anderson – fin qui quasi azzerato da Raucci – impazzisce, ne mette 13 in un amen, portando a 60” Imola al pareggio, 79. Candi mette un libero, Imola ha la palla del sorpasso ma Anderson esagera tirando in carpiato facendo airball. Candi mette un altro libero, De Nicolao si palleggia sui piedi. Raucci mette un libero, Prato due, Montano due, Raucci ruba e chiude da sotto. Applausi.

TRAMEC, VITTORIA CON MONSUMMANO E TERZO POSTO IN CLASSIFICA
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE