Doveva essere la partita delle indagini federali eccetera. Alla fine Fortitudo-Matera diventa una di quelle sgambate che, nel calcio, ricordano tanto quelle amichevoli calcistiche estive, con goleada al limite del no contest: vuoi la buona giornata dei bolognesi, forse motivati anche dal ricordo di come all’andata i Sassi furono motivo di sconfitta e di successivo digiuno, vuoi il fatto che Matera, onestamente, in questa serata non è sembrata una squadra di pallacanestro. Così Boniciolli ha potuto girare i suoi, tenere a riposo Amoroso senza bisogno di forzare il suo recupero al netto di polemiche o altro, e portarsi a casa una vittoria talmente facile da non sembrare nemmeno vera.

E la Lestineide? Alla fine una serie di gag innocue e perfino divertenti – checchè ne dicano in Federazione – con la Fossa ogni tanto a lanciar qualche coro, e in contemporanea ad alzare piccoli striscioni con una cifra, in euro, crescente ad ogni ugolata. Oltre all’ovazione e alle urla campione al suo primo canestro, arrivato più o meno sul -3000 per Matera. Sinceramente, tanto rumore per nulla.

Iniziata la partita con l’ascolto della canzone che ha portato gli Stadio nello stesso albo d’oro che comprende pietre miliari della musica come Tiziana Rivale e Giò di Tonno, si capisce subito che l’atteggiamento con cui Matera è uscita dalla ruota d’allenamento è roba da dar ragione a certe frasi di Gresta tempo fa. La Fortitudo fa tutto bene, ma i lucani ci mettono del loro, con una zona talmente statica da chiedersi se ci sia del bostik sotto le scarpe. Per cui è pura pacchia: se non arriva la tripla, basta andare in area dove segnano tutti, indisturbati, e senza nemmeno bisogno di sudare. 16-3 di prima botta, poi già al 10’ si è a rischio ventello, 27-8.

Vista la differenza in campo, che la Fortitudo continui a pressare e a recuperar palloni su palloni sembra quasi contraria alla Convenzione di Ginevra, e buon che ogni tanto, nello sfilacciarsi della partita, Matera trovi un buco per appoggiare qualche rara boccia. Per cui non è nemmeno da sorprendersi se al 20’ ci sia già un trentello sul tabellone, 55-24

Pronti, si riparte: due recuperi difensivi di Raucci, un antisportivo di Chase, e il materometro tocca quota 40 al 25’, sul 67-25. Si tocca il palindromo (72-27), con Campogrande che spara triple, poi si fa 50 (77-27) senza nemmeno tanto bisogno di disquisire di massimi sistemi. Al 30’, 79-31.

Matera non vede l’ora di tornare sul pullman, c’è nervosismo collettivo, e il Paladozza diventa teatro dell’ultimo capitolo della Lestineide, con parte della Fossa a cambiare curva, fingersi tifosa avversaria, e chiedere al Nostro sia la Nazionale che un qualche gol. Questo mentre in campo Bologna nemmeno infierisce tanto, dando canestri a Campogrande e Rovatti e allucinandosi davanti ad un Hubalek capace di esternazioni e tecnici sul meno diecimila. Domenica sarà un’altra cosa.

OBIETTIVO LAVORO, AMICHEVOLE CON LA BONDI FERRARA IL 9 MARZO
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE