Il coach della Virtus Sasha Djordjevic è stato intervistato da Walter Fuochi su Repubblica.
Un estratto delle sue parole.

Il bilancio di questi due mesi. Buono, l'avete visto, ma non mi fermo al risultato. Ho una visione di dove voler portare la Virtus e so che la sfida è rimetterla sulla scena europea, perchè questo merita, per la sua storia, che però adesso è un passato lontano dal presente. Ce la faremo solo con un metodo. Quotidianità, dettagli, personalità, lavoro, regole, comunicazione. E con un principio base: che il focus è la pallacanestro, il campo, il gioco. Poi deve funzionare tutto il resto, come le parti di una macchina.
In due mesi si può cambiare tutto questo? Ci si può metter mano. Io l'ho fatto, e qualcosa s'è visto. Dove arriveremo si vedrà. Ho sempre vissuto, per mia fortuna, dentro un basket vincente. Non ne conosco altri e quella rimane la prima aspirazione. Amo la montagna, m'affascina la metafora della salita. Mai guardare la vetta, né da dove sei partito. Un passo alla volta, concentrato solo sul prossimo. Passi semplici, ma non per questo meno importanti.

Contento di questa squadra? Sì, e al di là della coppa vinta aggiungo che, se non entrava la tabellata di Vitali a Brescia, saremmo ai playoff, a minacciare chiunque, perchè adesso eravamo diffìcili da battere. La Virtus della Final Four era diversa da quella di prima. Per i miei assistenti, Bjedov e Fedrigo, sembrava una squadra di fine ottobre, appena partita.

La prossima Virtus? Buona. Fisica, atletica, fortemente "europeista", si dice così? Che duri 40 minuti e non 32 come oggi. Serena, unita. Perchè a Bologna non puoi imbrogliare. La gente ne sa, vede se una squadra è sana. Possiamo avere idee diverse su chi è bravo, bello, onesto. Non su chi è professionista. Per me è un dato oggettivo, non una percezione. o lo sei o non lo sei».

Pressioni per l'asticella alzata da Zanetti? Nessuna, perchè è la stessa cosa che avevo detto io a lui. Dottore, lì ci possiamo arrivare».
Da undicesimi alle prime due in un anno. Si può fare. O si cerca di fare. Tu sai che Virtus avremo domani?.
No, e non lo chiedo neanche. Difatti non lo so neanch'io. E, lo sapessi, non lo direi.

Problemi col doppio ruolo? Zero. A Belgrado ci raduniamo il 18 luglio, poi saliamo in montagna, e io so già ora, d'ogni giorno, se c'è partita, allenamento, riposo. Il programma della Virtus avrà la stessa precisione. Iniziano gli assistenti, che sono bravissimi, rompicoglioni come voglio io, con una testa che pensa. Poi dalla Cina arrivo io. Che mi rifaccio, tranquillo, mi rifaccio tutti i giorni, in campo, di quelli che sono mancato.

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