Quella foto è rimasta nell’immaginario collettivo dei tifosi bianconeri. Davide Bonora, allora undicenne talentino delle giovanili, con addosso canotta e pantaloncini della Virtus, tiene stretto un pallone da basket davanti alla facciata di Santa Lucia, il primo tempio della pallacanestro bolognese. Immagine emblematica, pubblicata nel volume “Il cammino verso la Stella”, e tante volte ancora, dopo. Immagine con una storia intensa, da raccontare.
“Fu la signora Porelli a indicare me per quella foto. Non ero più in vista di altri ragazzi della mia età, ma tutti mi consideravano un po’ il suo “cocco”, e mi prendevano anche in giro per questo. Ho un ricordo splendido della signora Paola e dell’Avvocato, come di tutti quelli che in Virtus, nella società della città dove sono nato e cresciuto, mi hanno insegnato la pallacanestro. E non solo: mi hanno dato regole di vita che non ho mai dimenticato. Gente come Messina, Consolini, Bucchi, Nadalini, Valli. Potrei scriverci un libro, su quegli anni e sul mio rapporto con la Virtus”.

Anche su quella che ritrovò tornandoci da professionista.
“Sono stati anni pazzeschi. Segnati da infortunii anche pesanti, che in parte hanno condizionato la mia carriera, ma anche da momenti indelebili come la stagione 2001, l’anno dello Slam. Ogni tanto rivedo le foto di quel passato e ancora mi vengono i brividi. Anche adesso che per motivi professionali e di vita sono lontano, quando torno a Bologna è un tuffarsi nei ricordi, un respirare basket coi tanti amici che ancora conservo lì. Bologna è la mia città, non lo dimentico”.

La carriera spesa tra Virtus e Virtus. In tutto, quattro stagioni bianconere e tre a Roma, da giocatore. E nella capitale c’è il presente, vissuto da allenatore della Virtus Eurobasket. Responsabile della prima squadra, che gioca in Divisione Nazionale B, e dell’Under 19. Bell’impegno, per uno che siede in panchina da pochi mesi.
“E’ la prima esperienza, e come mi aspettavo è molto tosta. Per fare questo lavoro servono grande energia e concentrazione a 360 gradi. Mi ci impegno al massimo, mi piace molto. Ho ancora tantissimo da imparare, esperienza da incamerare. Ma vedo che i ragazzi mi vengono dietro, e questo è importante”.

Come il progetto che le hanno affidato.
“Virtus ed Eurobasket hanno unificato il settore giovanile. L’idea iniziale era quella di permettere ai ragazzi più giovani di fare esperienza in B, poi sono rimasti in casa tanti senior, e la filosofia della società è quella di non tenerli fermi. Il che mi permette di presentare una squadra anche più competitiva di quella che avevamo progettato. E’ il primo anno che alleno, con la formula del “supergruppo”, stiamo cercando di capire come deve funzionare, anche sotto l’aspetto logistico”.

Roma contro Bologna è anche la sfida dietro l’angolo. Acea-Granarolo si gioca ad altezza diversa da quella di un tempo, ma per lei significa sempre molto.
“Sì, è stato un incrocio importante della mia vita sportiva, e non solo. Oggi entrambe le società si trovano in una situazione transitoria. Roma, dopo due stagioni in cui ha fatto grandi cose nonostante un budget ridotto, sta incontrando difficoltà dal punto di vista tecnico. La Granarolo ha fatto scelte giuste, in relazione alle possibilità attuali. La bravura di Valli ha permesso di tenere insieme il gruppo, e certamente ora serve anche un po’ di fortuna per fare strada e classifica”.

Ha seguito il campionato della Granarolo, fin qui?
“Ho visto un paio di partite in tv, e mi tengo informato. Mi pare una squadra che non straborda di talento, ma ha trovato coesione e giocate importanti un po’ da tutti. Allan Ray è un uomo d’esperienza, con Valli ha ritrovato i suoi equilibri. La sua esperienza a Roma fu contradditoria, arrivava dagli States come una grande promessa per la Nba e l’infortunio non l’ha aiutato, si è costruito una buona carriera europea ma avrebbe potuto raccogliere molto di più”.

Giorgio Valli riesce sempre a fargli esprimere il meglio di sé.
“Da tecnico sto imparando che in questa pallacanestro, in cui gli allenatori sono all’avanguardia dal punto di vista tecnico e tattico, la differenza la fa chi sa far maturare il gruppo e i singoli. Evidentemente Giorgio lo conosce e ha trovato la chiave giusta per gestirlo”.

Che partita prevede, domenica a Roma?
“Sarà delicata, soprattutto per l’Acea. Che è un po’ con le spalle al muro, anche se dopo la sconfitta con Trento ha vissuto una settimana importante per ricucire lo strappo. Un motivo a favore di Bologna? Il fatto che può arrivare all’appuntamento abbastanza leggera di testa, perché è più o meno dove deve stare in classifica. Delle due, è quella che ha meno da perdere da questa sfida".

di Marco Tarozzi

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