Sentito da Luca Muleo per Stadio, Dan Peterson ha ricordato i tempi del suo camp a Salsomaggiore. Un estratto dell'intervista.

"Non passa giorno che qualcuno non me ne parli, che non mi dica 'coach ci sono stato anche io'. E ricordano il giocatore, l'allenatore, i loro istruttori. L'idea del camp fu tutta di Bruno Bogarelli. Nel 1979 aveva portato in Italia due All Star Game a Milano e Bologna, con un giocatore rappresentante ogni franchigia. L'anno dopo, assieme a David Stern che ancora non era commissioner, e Larry Fleischer, capo dell'associazione giocatori, altre due partite delle stelle a Bologna e Napoli. Da lì l'input. Chiese a Stern i diritti tv NBA, le partite che commentavo io. E a entrambi di avere un giocatore e un allenatore ogni settimana per il primo camp con il marchio ufficiale NBA fuori dagli Stati Uniti.
Erano tutti innamorati. Coach e giocatori disponibili, simpatici, gli istrutturi restavano colpiti. Un anno avevamo due partite delle stelle, il martedì e il giovedì. Però non era obbligatorio per l'americano giocarle entrambe. Byron Scott scelse di esserci in tutte e due. Poi Isaiah Thomas. In conferenza stampa ci sono lui e Mike Fratello, che intanto aveva portato in America giocatori come Binelli, Morandotti, Meneghi. i giornalisti gli danno del ladro, lui para i colpi alla grande, io traduco e Isaiah si diverte come un matto... O Julius Erving nel 1988. Si era ritirato l'anno prima. Record di presenze tra i corsisti, 333 bambini davanti ai quali cominciò a mostrare schiacciate magnifiche. Insieme a lui, seduto tra i piccoli, c'era Alvin Robertson. Gli chiede 'posso partecipare anche io?' 'Certo, con piacere'. Robertson stampa una schiacciata terrificante. Julius gli fa cenno, 'mi puoi aspettare un secondo?'. Toglie la giacca della tuta e quasi spacca il tabellone. Allora replica Robertson, 'mi puoi aspettare un secondo?'. E toglie la giacca. Poi i pantaloni, una schiacciata dopo l'altra. Sembrava preparato, invece fu una cosa spontanea.
Il segreto era la professionalità, istruttori bravissimi. Sergio Scariolo era con noi, sono passati da lì vento o trenta coach di serie A. Si sono formati al campo sette-otto giocatori da Nazionale come Mordente, Pessina, Dallamora. E poi soprattutto l'amicizia che si creava con gli americani, quella tra istruttori, rapporti che durano ancora oggi"

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