La storia di tante partite fortitudine al Paladozza, quella che permette a Bologna di battere Imola e di arrivare, per la prima volta dall’era Boniciolli (in assoluto, diciamo da una trentina d’anni o quasi) in testa al campionato di A2. Giocando svagata prima, concedendo tanto dietro, poi serrando le fila quando il palasport, infuriato per un tecnico contro Cinciarini, diventa il canonico fattore campo spaventando tutto ciò che non ha la Effe sul petto. Basta e avanza, in un campionato dove, è chiaro, vincere non è poi sempre automatico e scontato. E allora va bene anche così.

Con lo speaker ufficiale Walter Bussolari assente, e sostituito dalla voce di Niccolò Malagoli (per essere chiari, il figlio del Lungo, e basta così), si inizia con nervosismi sparsi tra Prato e Italiano, e più provincia che capoluogo. Poca difesa, soprattutto, area discretamente sguarnita, e Imola che gongola: prova a rispondere Cinciarini, ma ignorando che Maggioli ogni tanto dalla lunga in carriera l’ha messa ecco la doppia cifra esterna, limitata con l’ennesimo Cincia (13 su 16 nel prodotto interno) al 16-25 del 10’.

Imola gioca con una leggerezza che le permette di fare sempre canestro al di là delle sonnolenze rotazionali bolognesi, e tra una cosa e l’altra il divario diventa interessante, per l’Andrea Costa, con la Cima Coppi del 40-23 al 16’. Bastano due recuperi di palla per alzare l’inerzia e procacciarsi qualche fischio (tutti i lunghi imolesi arrivano a 3 falli in un soffio), e con Mancinelli a far bene tutto tranne i liberi Bologna limita il divario al 38-48 del 20’.

In attacco si migliora, anche perché Mancinelli e Cinciarini sono ispirati e nemmeno poco, ma dietro Prato continua a segnare, e pur da solo permette a Imola di mantenere, se non altro, la testa avanti. Arriva un tecnico a Cinciarini dopo fallo su tiro da 3, che alza i decibel del Paladozza e che Imola nemmeno sfrutta in toto, ma come spesso capita da queste parti la fischiata negativa è quella che gira tutto: clima, metro arbitrale, inerzia, e perfino McCamey che, tirando da carpiato allo scadere del tempo, infila la tripla del 68-66 interno, a fare 16-2 di break, in 4’, dopo il tecnico.

L’ultimo quarto non è il massimo dell’esplosività, con la Fortitudo che con Amici si prende un barlume di vantaggio e tiene Bologna avanti il minimo indispensabile per stare a galla. Imola non ne vuole sapere, arriva fino all’ultima curva sfruttando i liberi sbagliati dalla Effe. Alviti ha la palla per la vittoria, ma non gli va come era andata a Mancinelli in quel di Faenza. Vince Bologna, primato, amen.

(Foto Fabio Pozzati)

HALFTIME: FORTITUDO - IMOLA 38-48
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91