Stefano Comuzzo è stato sentito da Luca Bortolotti per Repubblica. Un estratto dell'intervista.

"Mi è spiaciuto andare via, ero e sono molto legato alla Fortitudo. Diciamo che saperlo così, per vie traverse e senza un saluto non è bello, ma è la moda di oggi, tutti sene vanno in un giorno e si passa oltre. So come funziona e me ne faccio una ragione, anche se non sono cose carine da vedere. Ora il tempo e un nuovo lavoro di cui sono felice han stemperato la rabbia, devo anche pensare che ho fatto sei anni in Fortitudo, un record in questo mestiere. Porto con me periodi felici e va bene così.
A Bologna le cose le vivi nel quotidiano e ogni momento fa storia a sé. Ho avuto la fortuna di godermi sei anni, di questi momenti. I migliori? La mia prima Effe con un gruppo che dava tutto per la maglia e m'è rimasto nel cuore, la promozione, l'amore assoluto della gente, le cinque partite da capo allenatore.
Il ruolo di capo allenatore? Ho pensato e sperato che potesse accadere, l'affetto e la fiducia del pubblico mi hanno fatto felice. Non è andata così, il club non me lo ha chiesto e io non mi sono fatto avanti, senza discutere le scelte e rientrando nei ranghi. Ringrazio anche per gli attestati di stima dei tifosi dell'anno scorso, quando c'era un gruppo diffìcile per chiunque, ma anche lì ho accettato le scelte societarie e dato massima fedeltà a Dalmonte.
L'attuale Fortitudo? No, non è assolutamente questa la vera Effe. Se tanti infortuni capitano in prestagione, quando bisogna conoscersi, creano difficoltà in più. A Repesa serve tempo con la squadra al completo, non allarmiamoci"

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IL DERBY ALLA FORTITUDO 95-92