Il vice Stefano Comuzzo è stato sentito da Luca Bortolotti per Repubblica. Un estratto dell'intervista.

"Andare a Udine con Boniciolli? Ci siamo visti a pranzo, l’ho trovato carico, aveva bisogno di ripartire dopo essere stato fermo un anno, e alla fine m’ha chiesto se volevo tornare a casa con lui. Ma io sto bene qui, Bologna è casa mia, e ho un altro anno di contratto. Così non ci ho neppure pensato. Anzi, ho firmato per una riduzione dello stipendio sia sulla scorsa stagione che sulla prossima, per venire incontro alla società nella crisi per il virus.
Diventare capo allenatore? Un pensiero sì, qualche proposta negli anni è arrivata, ma mai nessuna capace di convincermi a lasciare un posto che mi piace e un ruolo che non considero riduttivo. Il mio sogno romantico è rimanere in Fortitudo a vita, anche se so che è impossibile. Certo, prima di finire fare il primo mi piacerebbe, ma se non capita non ci impazzisco.
Sono stato il vice di tanti. So adattarmi e capire di cosa ha bisogno da me ogni tecnico. Gli allenatori sono tutti diversi, come gli artisti, io devo comprendere il contesto, e credo sia stata apprezzata la mia fedeltà e sincerità. Essere arrivato nell’anno della promozione in A2 e aver contribuito ad entrare in Europa sarà sempre un orgoglio.
Sognare come Sacchetti? Perché no, è gratis. C’è ancora tutto un mercato per noi e per le altre, ma sappiamo di poter fare una stagione da primi posti. Con Meo ci siamo visti martedì la prima volta, porterà la sua filosofia, la corsa, la libertà di iniziativa lasciata ai singoli migliori. Sono contento di ripartire con lui, imparare il suo gioco diverso da quelli visti in questi anni. Crescerò professionalmente anch’io,
Martino? Ci sentivamo periodicamente durante il lockdown, poi, sulle voci di nuovi allenatori che giravano, ci siamo parlati. Antimo aveva capito che il suo ciclo qui era finito. Io ero ancora a Udine, gli devo una cena per salutarci. La faremo e terremo un buon rapporto, dopo due anni in cui siamo stati più fra noi che in famiglia. Gli affetti restano, al di là del lavoro"

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