Colonia era semiaddormentata, tra i suoi giganteschi centri commerciali e il fiume Reno su cui sono organizzate battellate in stile "Motonave Rossana tutti i giorni gita a Riccione con visita ai delfini". Il Dream Team interessa, ma non contro l'Italia. Tutti in attesa di Nowitzki, altro che Garri. Qualche depliant negli alberghi, il poster in regalo con non si capisce bene quale Zeitung. Ma noi siamo qui per Soragna, per il Poz, e per vedere questi Marziani.

La Koeln Arena è una specie di gigantesco palazzo di vetro sopra una collinetta, e verso le ore 18 comincia ad essere attorniata da uno sciame di tifosi: quasi tutti con magliette colorate, NBA style, inneggianti a tutti gli idoli appena planati dagli USA. Unico strappo alla regola, ovviamente, la Dallas Mavericks di Dirk. Dentro al Palasport, sembra di essere in una immensa fiera, con bratwurst teutonici messi accanto ai McChicken, birra e Coke, oltre a decine di chioschi ove vestirsi, da capo a piedi, con vestiti made in Dream Team. Come essere ad un concerto, poco da dire. Molte maglie Italia, ma indossate da corpaccioni tedeschi. Da oltre Brennero pochi intimi, sembrerebbe.

Il Palazzone è gigantesco. 18000 persone di capienza, si direbbe: ne conteranno 14500 circa, alla fine. Un PalaDozza sopra un BPA. Il formicaio di persone si accalca laddove usciranno i colored USA, mentre Righetti e Radulovic escono quasi nell'indifferenza, dalla parte opposta, con solo due o tre italovestiti ad incitarli. Il fastidioso gruppo di supporto che fa aspettare prima del Concerto. Poi, entrano Loro. Foto, urla, mentre durante la ruota fioccano schiaccioni a 360°. Mancinelli e Abbio, appena cassati, guardano malinconici, mentre l'italoruota non è particolarmente fotografata. Presentazioni, inno cantato da voce germanica che sbaglia le parole del Mameli. Nessun problema, tanto siamo solo di supporto allo Spettacolo.

E si parte. Con i cori "defense" del pubblico, ma anche con l'immediata impressione che dietro l'atletismo ci sia poco. Iverson si passa la palla tra le gambe in mezzo agli "oh" di stupore, ma quando Righetti comincia a buttarsi dentro e a segnare qualcosa si incrina. L'American Airlines non decolla, e il nasino tricolore si porta in vantaggio. Verrebbe voglia di fotografarlo, quel tabellone tanto bello nelle immagini quanto archeologico in un segnapunti che in Italia forse non lo si vedrebbe nemmeno su campi di C. Ma fintanto che ci vede in vantaggio immortaliamolo, cribbio!

Aspettiamo la tempesta, ma resta un clamoroso sole. Garri stoppa Stoudemire, Galanda fa capire che di fenomeni lunghi e biondi ne nascono anche al di sotto di Wurzburg, Basile è in una di quelle serate dove, Ignoranza dopo Ignoranza, farebbe canestro anche seduto sul bidet di casa propria. E il Dream Team? Impalugato in una zona 2-3, come fosse un mostro mai visto prima. Palleggi, quasi paura di buttarsi dentro, pietre da fuori, infrazioni di passi. Il pubblico sembra cambiare idea, e agli urletti italici si aggiungono tanti tifosi di Davide contro Golia. "Gialanda" si esalta, e il Poz irride Iverson nemmeno questo fosse McCormack. I dieci di vantaggio diventano 15, 20, 24: inchino, mentre chi urlava per Ivan Drago ora inneggia a Rocky, e noi italiani ci sentiamo tutti un po' Adriana. Fine: i bambini si rintanano nelle canotte di LeBron, mentre noi ci stropicciamo gli occhi, e ci fotografiamo festanti così come fanno gli Eroi in mezzo al campo. Il telefono squilla, tra amici che urlano "vai a baciare le hostess!" e altri che, impossibilitati alla TV, non credono alle cronache. Pozzecco e Basile firmano autografi, mentre le telecamere inquadrano un tifoso vestito di canotta Montecatini, e un altro che si era precedentemente spacciato come "tifoso di Pozzecco che ogni domenica scende al PalaDozza dal Lussemburgo per vederlo".
Io c'ero, io c'ero, io c'ero.

L'indomani, giungono voci di telegiornali che parlano di basket, mentre negli USA i toni sono da propria personale Corea del Nord. OK, siamo forse l'unico paese civile sul pianeta a non aver ancora avuto un giocatore scelto dal draft NBA, ma oggi li abbiamo asfaltati. E sarà stata una amichevole contuntubo contro chi era appena sceso dall'aereo ma, per una volta, chissenefrega. Per il basket italiano, il 3 agosto 2004 resterà scolpito negli annali.


(FOTO HAUSOLAREN)

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