Daniele Cinciarini è stato intervistato da Enrico Schiavina sul Corriere di Bologna.
Un estratto delle sue parole.

Pesaro è sempre un crocevia. Partita eccitante, tra due grandi piazze, con un gran pubblico. È una capitale del basket, ed è sempre la mia città. Certo, trasmette più emozioni, soprattutto a me, ma non esageriamo.
Con la VL non si è lasciato benissimo. Non andò bene, non riuscii a fare del mio meglio, ma è una storia passata. Ci ho già giocato da avversario tante volte, non devo dimostrare nulla, nessun sassolino. Penso solo alla Fortitudo, a una stagione che sarà lunga e dura: ogni occasione di fare punti va sfruttata.

Lei l'ha visto, il pugno di Sims? Sì, ero a pochi metri, in panchina. Non ne farei un caso: Henry è un ragazzo competitivo, ed è stato solo sfortunato: è come quando ti casca a terra il telefono, per una questione di millimetri può andare in frantumi o non farsi nulla... Non lamentiamoci e teniamo duro, tanto la stagione è una maratona. E Stephens ci darà una mano in fretta. Avere tanti veterani serve anche a questo: rendere gli inserimenti più facili.

Lei certe volte dà l'idea di essere in Fortitudo da sempre. L'ho detto più volte, la sento come casa mia, ed a questa età stare bene in un posto, sia io che la mia famiglia, conta più dei soldi.
Dopo ogni partita, saluta praticamente tutti i presenti al palazzo... Mi prendono anche un po' in giro: mi perdo in saluti ed a volte arrivo in spogliatoio che sono già andati via tutti, o al limite c'è solo Mancio che è il più lento a cambiarsi. Trasmettere qualcosa ai tifosi lo sento un po' anche come un dovere, ma lo faccio perché mi piace.

Manca solo il derby. Ci mancò poco con l'ultimo, aprile 2017, sapevo già di venire qui ma lo vidi in tv assieme ai compagni di Caserta, pensando che prima o poi sarebbe toccato anche a me. Si gioca a Natale ma se ne parla già da mesi: un tormentone. Bello così, ma poi non deve diventare una distrazione.

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