Il coach Fortitudo Matteo Boniciolli è stato ospite ieri sera di “Basket City” su TRC. Un sunto dei suoi interventi.

La sconfitta di Trieste. “Ripeto quello che ho già detto, è stata una partita affrontata male dal punto mentale, e di questo mi assumo tutte le responsabilità. Forse mi aspettavo qualcosa di più dai miei veterani più che da giocatori che sono esordienti in campionato, ma ci può stare. E’ stato appena esonerato l’allenatore di Rieti. Ecco, io ricordo che giocammo una amichevole contro di loro, e io la fermai perché eravamo praticamente rimasti senza senior, e si scatenò il finimondo di polemiche. Ora noi in classifica siamo 4-1, e giocando sempre in trasferta: ce la possiamo raccontare come vogliamo, ma anche nelle gare in campo neutro ci siamo dovuti preparare partendo il giorno prima e dormendo fuori casa, e non è la stessa cosa di una normale gara interna. Bene, invece di suicidi collettivi al Paladozza, io un mese fa ci avrei messo la firma, ad essere oggi con questo bilancio”

Il non parlare prima delle partite. “Non lo faccio perché poi sentirei il brontolare di chi dice che mi lamento sempre. Ma se parlassi dovrei anche dire che ci stiamo allenando senza Fultz, Cinciarini e Chillo, e per una squadra che deve ancora imparare a conoscersi allenarsi di continuo senza alcuni giocatori non è la cosa migliore”

L’aver preferito Knox a Lawson (anch’egli presente in studio, ndr.) lo scorso anno. “E’ stata una scelta tra due ottimi giocatori, come era Knox e come è Lawson che per me è pronto per livelli molto alti in Europa. Non penso che avere Kenny in squadra ci avrebbe cambiato le cose: queste sarebbero cambiate se avessi potuto avere disponibile Cinciarini contro Trieste, così come Flowers l’anno prima contro Brescia”

Il ruolo di McCamey. “Per me lui è un play, non una guardia, e con quel fisico quando attacca il canestro non è un giocatore contestabile. Deve solo abituarsi a questo campionato, e se continuerà a crescere come già sta facendo può diventare interessante per squadre di livello molto alto”

Il ruolo di Italiano. “Ormai non c’è più il basket dei cinque ruoli, ma solo una distinzione tra esterni ed interni. Io quasi mi eccito a guardare giocatori slavi di due metri e dieci giocare in maniera fluida. Ma, scherzando, dubito che Italiano possa diventare un playmaker”

Il destino della Fortitudo. “Io capisco che il tifoso abbia un metro di giudizio che non va oltre il breve termine, ma io sono costretto a lavorare sul periodo medio-lungo. La storia della Fortitudo è fatta di sconfitte in finale, da quelle per lo scudetto al -44 di Eurolega, oltre a quelle recenti: l’ho spiegato alla squadra, perché dobbiamo cercare di rompere questa tendenza. E io vivo per riportare la Fortitudo in serie A”

(Foto di Fabio Pozzati / Fortitudo Pallacanestro Bologna)

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