Matteo Boniciolli è stato ospite della trasmissione "Tandem Rossoblu" su Radiabo.
Un estratto delle sue parole, come riportate da Stefano Ravaglia su www.1000cuorirossoblu.it.

Innanzitutto, a che punto è la carriera di Boniciolli?


“Il mio momento è molto positivo. Dopo una fantastica esperienza negli Usa l’anno scorso sono rientrato in Italia, a Udine, dopo un ribaltone societario importante. Abbiamo costruito un bel programma con giovani e veterani, molto simile a quello che facemmo alla Fortitudo. Siamo arrivati in finale di Coppa Italia persa negli ultimi 4 minuti con Napoli, e abbiamo passato da terzi il primo turno di Playoff. Giocheremo la semifinale contro Scafati, allenata da Finelli, con un vantaggio di 3 su 5 in casa. Sono contento del fatto che rispetto ad altre squadre di vertice del nostro girone siamo l’unica compagine che per arrivare a questi risultati ha allestito dei giovani che sono stati protagonisti tutto l’anno, invece che giocatori già pronti come le altre squadre. Poi torna il pubblico, per cui ci fa piacere. E’ stata la miglior stagione da quando Udine è tornata in A2 in termine di risultati e soddisfazione”.


Pallacanestro e giovani, a che punto siamo?


“C’è una discussione in atto in Italia, nella pallacanestro: alcuni pensano che i giocatori non ci siano e altri che ci siano ma hanno bisogno di occasioni. Ecco, Campogrande quando l’abbiamo portato a Bologna aveva fatto grandi campionati in precedenza, e allora è chiaro che se tu vuoi prendere un giocatore, lo usi e lo butti come un cleenex, è chiaro che non prendi Campogrande. Ma se invece hai la fortuna di lavorare in una società che ti consente di fare questo, ma hai anche la fermezza di investire sui giocatori, allora di Campogrande ne trovi tanti. Io frequento i campi delle giovanili, vedere i ragazzi mi piace tanto, e ce ne sono tanti di validi. Per esempio, Djordjevic con tutti i grandi giocatori che aveva, poteva per dire a Pajola di sedersi in panchina. Invece lui è cresciuto con gente del calibro di Teodosic e Markovic, ha imparato dai veterani e si è allenato con durezza, convincendo Djordjievic a farlo giocare. L’importante è l’atteggiamento degli allenatori coi giovani e viceversa. Perché giovani non possono nemmeno aspettarsi di avere tutto subito”


Virtus e Fortitudo: le hai allenate entrambe. Due mondi contro, ma con tante unicità. Che cosa hai colto da ambo le parti?


“Facendo un paragone col calcio, diciamo che è come parlare di Juventus e Torino. Due squadre della stessa città con una connotazione di status e ideologica completamente diversa. La Virtus è la squadra di grande tradizione reduci da anni di successi, che ora è stata riportata dov’era sempre stata, e dall’altra parte la Fortitudo che è una squadra da combattimento che ha avuto con Seragnoli un periodo di splendore, con 11 o 12 finali scudetto consecutive oltre a tutto il resto. Ho avuto il privilegio di vivere tutte e due e entrambe mi hanno dato l’opportunità di giocare per vincere… con la Virtus vincemmo una coppa europea importante, e con la Fortitudo ho avuto l’opportunità di riportare il club dove meritava, prima di ammalarmi e lasciare il posto ad Antimo Martino che ha finito l’opera. Anche se non aver portato io stesso in A1 la Fortitudo mi ha fatto molto male. Se alcuni tifosi mi riconoscono di aver messo le fondamenta di questo ritorno in massima serie, mi fa molto piacere, anche se il tetto poi ce l’ha messo un altro”


Tifo e social network… hai avuto brutte esperienze nel recente passato proprio quando ti sei ammalato: qualcuno ti ha augurato il peggio. Ci sarà mai modo di risolvere questa violenza


“Il problema è che ci sarebbe una soluzione a questa gravissima questione, perché alla nostra età dà fastidio che ti augurino la morte per un problema fisico importante. Non voglio fare sociologia da quattro soldi, ma molti adolescenti subiscono attacchi tali da buttarsi giù dalla finestra. Sarebbe risolvibile semplicemente mettendo il nome e cognome di chi dice queste cose, con un minimo di responsabilità. L’Italia ha il numero più alto di avvocati, per cui per loro di lavoro ce ne sarebbe. Puoi dire ciò che ti pare, anche opinioni dure, ma devi firmarti nome e cognome, altrimenti sei un vigliacco. Quella persona che mi augurò cose brutte, riuscii a rintracciarla. Gli dissi che l’avevo denunciato, ma lui mi disse che esiste una sentenza della corte costituzionale che dice che se ti auguro la morte non sono perseguibile, mentre se mi dai del c***e posso essere denunciato. Per cui pensate che situazione, questi odiatori sono anche preparati in ambito legislativo…”


Lino Lardo sulla panchina della Virtus femminile, e Jasmin Repesa che torna alla Fortitudo. Come commenti queste notizie importanti per le panchine bolognesi?


“Innanzitutto penso che alla Fortitudo è successo in un anno tutto quanto di negativo può accadere in più stagioni. Dalmonte ha fatto un grande lavoro per salvare il club, ci sono stati tanti infortuni, tanti giocatori cambiati, un disastro. Il ritorno di Repesa spieghi anche con la necessità, dopo una stagione complicatissima, di compattare un ambiente solidale e caldo attorno a una figura così carismatica e a un tecnico così capace, che richiama alla memoria giorni felici. E’ una mossa tecnicamente condivisibile, ma anche con una valenza di richiamare in un popolo così caldo e affezionato uno dei momenti più belli della gestione Seragnoli. Per quanto riguarda Lino, le prospettive sono molto importanti, dopo aver acquistato Djordjevic metti Lardo in panchina nella femminile, fai già un grande passo avanti”.


Finale scudetto Virtus-Milano. Come la mettiamo?


“La Virtus ha dei draghi come Teodosic e Belinelli ed è allenata così bene che ha una bella possibilità di mettere in difficoltà Milano. Non sarà facile, Milano ha il miglior allenatore d’Europa, soldi investiti e non spesi, al contrario delle gestione precedenti, e dopo un primo anno al di sotto delle aspettative questa estate Messina ha potuto incidere totalmente sul roster. E’ una squadra clamorosa, con potenzialità infinite, ma non è sempre detto che spendere tanti soldi di per sé sia sintomo di successo. E’ chiaro che nelle prime 4 sono arrivate le squadre col budget più importanti. E poi la sorpresa Brindisi, che non è più ormai una sorpresa, anche se ha un budget non comparabile. Molti dicono che il budget non conta, ma serve solo per fare i piacioni, perché in realtà conta eccome. Ma bisogna far rendere poi i giocatori al massimo delle loro possibilità. Messina, De Raffaele e Djordjevic lo hanno fatto benissimo”

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