Parlare di playoff a Bologna fa pensare a furiose corride, sfide con nemici lontani e vicini. Milano, Varese, Cantù, Treviso. Tante Virtus prima e le nuove Fortitudo degli anni seragnoleschi. Derby, sudore, lacrime e grida di gioia.
Nel weekend ci sarà anche altro. Al piano inferiore, ma che merita tanto rispetto, ammirazione, e forse anche un’occhiata al Paladozza. Magari solo per vedere l’effetto che fa. Si potrà disquisire che a Bologna playoff significa Danilovic-Myers, Galanda-Nicola, Brunamonti-D’Antoni, e mettere Rush-Ezugwu su questo livello non sarà la stessa cosa. Gli avversari non sono Benetton o Scavolini, ma la Rida Scafati. Eppure il Bignami Castelmaggiore che fa il suo esordio in post season fa di queste partite il fiore all’occhiello di una vita sportiva nata nelle palestrine della provincia e ora arrivata fino a questo punto.
Ci si arriva sull’uno a uno, frutto di un weekend campano nato tra la gioia di un raid il 25 aprile e la rabbia della sconfitta 48 ore dopo. In gara uno Damon Williams, Damiano Faggiano e Donzell Rush che affettano una Scafati forse poco concentrata, felice e contenta di un accoppiamento nei quarti in teoria molto soft. 87-81, dopo un supplementare acciuffato grazie ad una magata di Damon: -3, bomba sbagliata, rimbalzo, altra bomba, stavolta ciuf. In gara due a Scafati si è respirata l’aria dell’adunata oceanica, il clima si è fatto torrido, cattivo, provocatorio. Da playoff, insomma. Qualche colpo proibito, qualche giocatore che ha fatto suo il teorema di Nereo Rocco (più o meno “picchia, se becchi anche la palla pazienza”). Ma meritata rivincita giallonera, 86-71.
Per chi non conoscesse, in questa Bologna con la testa per aria e non sempre ospitale verso i fratelli “poveri”, il Progresso Castelmaggiore, si sappia che si è arrivati settimi in stagione con un budget tra i più bassi, facendo dell’oculatezza e della passione quell’arma in più che avversari ben più danarosi non hanno saputo tirare fuori. Allenatore Giampiero Ticchi da Cattolica, coach che si è costruito una stima non indifferente tra tutti gli osservatori e gli addetti ai lavori grazie ad una filosofia di gioco quasi unica, a queste latitudini. Triangoli offensivi, giocatori multifunzionali che possono indifferentemente portare palla o giocare sulle tacche, una democrazia dove tutti sono importanti e nessuno indispensabile. Unico allenatore di Basket City rimasto in sella, quest’anno, oltretutto. Tra i giocatori occhio a Damon Williams, all around che forse paga un po’ in difesa, ma che quando è in giornata può infinocchiare chiunque. A Donzell Rush, pivot forse non bello a vedersi ma che raramente sbaglia partita. E, contro Scafati, si sa sempre esaltare. Al play Mats Levin, ultimo esemplare di regia scandinava dopo il crak del finlandese Rannikko. E ad una pattuglia di italiani che ha in Damiano Faggiano e Claudio Pilutti i capi spogliatoio.
La Rida Scafati ha cominciato la stagione alla grande, per poi afflosciarsi un po’ alla volta. Qualche centrifuga di roster eccessiva, che ha alterato troppi equilibri. E in Campania si chiedono come mai il leader storico Pino Corvo ora non veda più il campo, o quasi. Ma il valore tecnico è indiscutibile. Alla guida c’è Frank Vitucci, tanti buoni anni a Imola prima di approdare a Scafati per una stagione in chiaroscuro, ma con ancora spazio e tempo per riaggiustarla.
Seconda la Rida in regular, settimo il Bignami. Ma, con fattore campo già saltato, la squadra bolognese ha ora due turni casalinghi per il clamoroso passaggio alle semifinali. Si gioca venerdì 2 alle 20.30 e domenica 4 alle 18.15.

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI