Finisce 93-83 per il Bignami, ed e' una di quelle partite dove va bene festeggiare il 2-0 contro una diretta concorrente e l'eccellente prestazione dei primi 15 minuti, ma un qualche piccolo rammarico forse ci vuole. Perche', dopo essersi trovati ad un certo punto sul 40-11 dopo pochi minuti dall'inizio secondo quarto, riuscire comunque a farsi venire dei brividi finali poteva essere evitato. Ma alla fine conta poco se il +10 conclusivo sia arrivato in modo strano: si doveva vincere, e questo e' successo. Per l'Esseti Imola solo la dimostrazione di un cuore capace di non pensare alla doccia quando il risultato sul tabellone era umiliante, ma non si possono affrontare partite cosi' importanti con atteggiamenti iniziali da UISP.

Davanti alle telecamere RAI, e alle sempre troppo poco deprecate trombette (provare con arpe? Fisarmoniche? Danno fastidio a chi segue e a chi gioca, insomma...), Imola si presenta senza il pacchetto registi, lasciando in borghese sia Romboli che Jovanovic. Recupera N'Diaye, ma non e' al massimo. Il Progresso, quasi per par condicio, si presenta senza Barlera e con Ghiacci che ne fa 39, ma di febbre. Al pronti e via Castelmaggiore sbaglia i primi 4 attacchi, Esposito frigge Pilutti, 0-5. Si eccede subito nel tiro pesante, ma dopo i primi ferri il canestro si apre come un portone davanti ad un telecomando: e' una mattanza aperta da Levin, trascinata da Williams e chiusa, almeno per quanto riguarda questa prima frazione, da un Abram che lancia la preghiera giusta da meta' campo. Imola si sfalda subito, Esposito si perde in palleggi tra le gambe, la sirena dice 29-11 e coach Griffin dovrebbe aver capito che con la zona, oggi, si fa poca strada.

Secondo quarto che e' un fiume che alimenta ancora di piu' l'oceano: Williams, Abram, Masieri. Levin ne mette "solo" 2 per il 40-11. Parziale di 40-6, quindi. Il primo chiodino per tentare la scalata lo mette N'Diaye, ma un momento positivo di Imola viene spezzato dal ritorno a zona inspiegabilmente chiamato da Griffin: era 40-18, Abram e Ghiacci ringraziano. A dire il vero non e' che a uomo le cose cambino molto (Masieri per il 49-23), ma perlomeno i tiri pesanti vengono fatti un pochino sudare. Si va al riposo sul 52-34 perche', dopo aver trovato questo vantaggio stile fossa delle Marianne, il Bignami comincia a rilassarsi. Moldu' va in doppia cifra e continua a sperare. Le statistiche dicono Progresso 5/12 da 3, e 12/22 dall'arco.

Nel terzo quarto il Bignami entra in campo nel modo sbagliato, convinto che si possa ancora attaccare senza far fatica e affidarsi alla bonta' del cesto. Errore: le medie cominciano a scendere, e con loro anche la convinzione difensiva. Hansen prima, Hicks poi, Esposito quindi: 54-42, e Ticchi non riesce a far capire i suoi che i punti vanno sudati come il pane. Rush mette qualche pezza, poi lo spirito di sopravvivenza del Progresso entra in Levin e Abram. Quando poi Williams si decide a buttarsi dentro e non affidarsi piu' alle fiondate, il vantaggio torna ad essere relativamente rassicurante. 66-49, poi sirena sul 68-53.

Tripla di Abram per cominciare, poi una fiammata di Esposito, di quelle che tanto esaltavano il pubblico F un centinaio di mesi fa. 10 punti in 3 minuti e mezzo, forse sporcati da qualche amnesia difensiva che permettono a Faggiano di mettere i punti tappabuchi. Specie quelli sul 75-65 che vengono suggellati anche dal quarto fallo di Vincenzino, che da qui in poi non la vede piu'. Masieri si ricorda che in casa la sua mano e' da mandare ai raeliani per chiederne la clonazione, 89-71 prima dei canestri della staffa di Hicks e di un Esposito che era comunque rimasto a secco per 6 minuti e mezzo.

Per il Progresso ora una trasferta marchigiana contro la Garofoli Osimo che, se affrontata con lo spirito giusto, potrebbe portare i punti decisivi per la salvezza. Per l'Esseti la strada sembra invece molto, molto in salita.

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI