Valerio Bianchini è stato ospite a Radio108 alla trasmissione “Effe trasmetto per te” condotta da Matteo Airoldi. Il coach due volte campione d’Italia con Roma e Cantù e due volte campione d’Europa sempre con Roma e Cantù, ha parlato del suo basket, dei suoi anni alla Fortitudo Bologna dal 1996 al 1998 dove ha vinto la Coppa Italia, primo storico trofeo dell’Aquila.

Queste le sue parole:

Il basket post-COVID. “Il credito di imposta potrebbe consentire un po’ più di sollievo da parte delle squadre le quali non producono profitto da mesi. Il rischio che continuino a non produrne c’è qualora la ripresa sarà senza pubblico. Il basket è molto diverso dal calcio perché non ci sono contratti televisivi minimamente paragonabili. Non avere la biglietteria sarebbe gravissimo. In più le aziende che sponsorizzano i club sono in crisi già adesso, quindi il rischio è alto. Vorrei comunque dire che il COVID non ha fatto altro che ampliare una crisi che c’è già da anni. Il basket da tempo non produce più giocatori da quando c’è la facilità di ingaggiare giocatori stranieri, le società non hanno più fatto reclutamento. A questo si aggiunge il problema della scuola che non porta la pallacanestro nelle palestre. Dopo le Olimpiadi di Atene non abbiamo più avuto giocatori validi per portare la Nazionale ad un qualsiasi livello di partecipazione internazionale. E le squadre di club - nonostante gli investimenti - rimangono sempre fuori o lontane dalle fasi finali europee. La situazione quindi non è allegra. Ci sono tantissimi giocatori stranieri che sono solo di passaggio. Utilizzano il campionato italiano come vetrina per poi andare altrove. Non fanno mai contratti lunghi. Questo significa un danno gravissimo al gioco perché questo crea instabilità tecnica e pochissima continuità.”

Un giudizio sulla Fortitudo di Antimo Martino. “Si è comportata benissimo, nonostante le normali difficoltà del primo impatto con la Serie A. Quindi promossa a pieni voti. La squadra della prossima stagione la vedo ancor più migliorata ed è stato deciso di darla ad un coach esperto come Meo Sacchetti. Il C.T. della Nazionale ha bisogno di un parco giocatori perfetti per il suo tipo di gioco: votato alla libertà dei giocatori, sa scegliere giocatori buoni e questa è una garanzia per una stagione di successo. L’impegno della Fortitudo è quello di approcciarsi in maniera competitivo con la Virtus. So perfettamente cosa significa il derby cittadino.”

Oltre ad Aradori si sono aggiunti Banks e Happ: i primi tre migliori marcatori del campionato. “Un gran bel terzetto. In particolare trovo importante l’operazione di Happ. È un centro che ha dei fondamentali perfetti, forse l’unico, in post basso. Attorno ci sono ottimi tiratori. La grande scommessa di Sacchetti sarà quella di frenare i tiratori e servire Happ sotto canestro perché è veramente magistrale nei suoi movimenti. Parlando di difesa, non trovo il problema: basta fare più canestri degli avversari.”

Il primo impatto con la Fortitudo nel 1996 “Non ebbi mai nessun problema. Fui onoratissimo di essere stato scelto dalla Fortitudo che era un marchio storico. Ricordo che stavo chiudendo l’accordo con Parigi quando mi chiamò Carlton Myers a nome di Seragnoli per chiedermi la disponibilità di andare ad allenare a Bologna. Io accettai subito, attratto dal prestigio della Fortitudo che tra l’altro non aveva mai vinto niente. Ed io sono proprio contento di aver interrotto quell’incantesimo negativo con la vittoria della Coppa Italia nel 1998. Ho impressa l’immagine di Myers in piedi sul tavolo degli ufficiali con in mano la coppa. Questa gioia mi fa dimenticare che un mese dopo Seragnoli mi chiamò per esonerarmi.”

L’idea di Galanda su Danilovic: colpo di genio del coach nella vittoria in semifinale di Coppa Italia contro la Virtus. “Apprezzo che venga ancora ricordato. È uno dei punti più intelligenti delle mie gestioni. Danilovic era fortissimo e normalmente c’era il duello con Myers. Ricordo che studiai pensando a Wilkins su ala forte e spostare Gek sull’ala piccola. Galanda era molto più alto di Danilovic e aveva comunque mobilità. Fu una mossa che imbarazzò gli avversari, tanto che rimasero sorpresi. Vincemmo quel derby cancellando Danilovic dalla partita.”

Come si gestivano Wilkins e Myers? “Inizialmente, ricordo, avevo pensato ad una Fortitudo molto diversa. La stagione precedente perdemmo a gara5 contro la Benetton. La mia idea era quella di tenere praticamente intatta quel roster li e di cambiare l’americano. Volevo prendere un’ala che stavo seguendo da tempo. Sono partito per gli Stati Uniti proprio per parlare con questo atleta andando a casa sua. Appena entrato a casa sua, mi chiamò il GM Cappellari dicendomi che Seragnoli aveva tesserato Dominique Wilkins. Io caddi dalle nuvole. Wilkins è stato un simbolo per anni in NBA. Quindi accettai di buon grado il suo arrivo. Gli chiesi subito in quale ruolo preferisse giocare e lui con grande professionalità mi rispose che potevo schierarlo dove ritenessi più opportuno.
Era una squadra fortissima. C’era Chiacig centro, Fucka o Galanda da “quattro”, Myers guardia, Wilkins ala piccola e Rivers playmaker. Quest’ultimo aveva una grande capacità di bilanciare la squadra. Myers e Wilkins non la passavano mai, Rivers invece smistava perfettamente i possessi. Potenzialmente poteva essere difficile gestire una squadra del genere, poi in realtà trovammo subito la chimica giusta e giocammo molto bene. Un errore che imputo a Skansi è quello - una volta preso il mio posto - di aver disconosciuto la mia tattica. Mise subito Wilkins in post con la conseguenza che non gli arrivavano palloni. Lui si arrabbiava e quando prendeva il possesso forzava i tiri.”


La ricetta per salvare la Virtus Roma. “Bisogna che sia una nuova proprietà. Quella attuale aveva diritto a giocare in EuroLeague e ha rinunciato, era in Serie A e ha rinunciato. Mentre era i A2 dai giornali romani è scomparsa la pallacanestro. Il ritorno in Serie A è coinciso con il non aver più il suo campo. Il PalaTiziano è stato chiuso per restauro e dopo tre anni non hanno cominciato nessun lavoro. Invece sono entrati i devastatori che hanno bruciato il parquet, i canestri. Insomma questa è la situazione a Roma.
La Stella Azzurra che giocherà in A2 disputerà le partite casalinghe a Veroli e l’Eurobasket invece a Latina.
Parlando di Virtus Roma. L’attuale proprietà credo che continuerà se non troverà un acquirente, ma lo farà ai minimi. Il nuovo acquirente deve essere molto coraggioso perché andare a prendere una società che non ha settore giovali, non ha campi né da allenamento né di gioco, ci vuole veramente un bel coraggio.”


Tratto da => https://basketmagazine.eu/Reader/PostView?idpost=16732

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