A Pesaro avevano deciso, per decreto, che l'estate sarebbe andata avanti almeno fino a metà ottobre. Waimer però non ne voleva sapere: va bene essere romagnoli e indipendentisti (altro che scozzesi, lui si era iscritto alla Magna Romagna già ai tempi del nido), ma di stare aperto nella speranza di grattugiare un po' del deandreiano ultimo sole, proprio non ne voleva sapere. Aveva passato mesi a guardare il cielo, temendo nuvoloni, sacramentando contro il vento, e bestemmiando tutte le volte che arrivavano le allerte meteo. Basta basta, archiviamo tutto, diceva, e caricando l'ultimo ombrellone sulla sua Apecar ripensava ad una stagione dove non è che si fosse tanto divertito, anzi. E anche i due tifosi, irriducibili, avevano messo in macchina sogni e altro per tornare alla realtà.

Waimer non capiva il tifoso bianconero. Se lo ricordava, gli anni passati, sempre in bilico tra il ricordare antichi splendori e borbottare davanti alla attualità. Quest'anno, invece, era rimasto quasi rassegnato di fronte ad una società che prendeva una penalizzazione e che metteva in piedi una squadra dove, per la prima volta nella storia o quasi, l'obiettivo primario era quello di salvarsi. Come fare, quindi, dato che anche Arrigoni, in tempi recenti, aveva fatto presente che non si poteva tutte le volte paragonare l'oggi allo ieri? Lasciare perdere? Tuonare contro gli attuali dirigenti, magari rischiando che i predecessori ridessero al suono di io i playoff almeno ve li facevo fare? O dare una ulteriore stagione di indulgenza sperando che, dopo anni di scommesse straniere sbagliate, stavolta fosse andata diversamente? Dubbi, mentre leggeva di Kobe Bryant che voleva entrare nel Bologna e lui ricordava come, qualche anno fa, un sito avesse parlato del Mamba come socio Virtus in occasione, però, del primo aprile. Troppa confusione, troppe incertezze, e pur non credendo al basket estivo non è che gli facesse piacere sapere di massacri presi in amichevole contro Cremona. Ok, la Fortitudo che poi avrebbe vinto lo scudetto si era fatta quasi quarantellare in settembre a Reggio Emilia. Ok, Conroy anni prima alle prime uscite era sembrato Dio. Però, accidenti, non era un bel modo per presentarsi. E, quindi, aspettava l'arrivo del campionato con un misto di curiosità e di paura.

Davanti al tifoso biancoblu, invece, Waimer non sapeva proprio cosa dire. Lo aveva visto arrivare vestito con un bandierone americano, per poi scoprire che era tutta una bufala, e che al massimo gli americani erano sì sbarcati in città, ma preferendo i calci ai canestri. Lo aveva visto leggere di arrivi dal Piemonte, anche questi spariti dalla circolazione con tanto di prossima volta meno proclami, eh? sentiti dire di recente. Labirintite se ce n'era una, con la fede nella Effe scudata che doveva essere davvero forte, se riusciva a sopportare tutti questi scossoni. Doveva ricominciare il campionato, lo stesso della passata stagione, e la gente aveva ricominciato a far code per abbonarsi, un po' in difficoltà davanti al c'è lo sconto ma se non lo usate ci fate piacere ma tutto sommato ricordando che per amore si sopporta di tutto. Poi chiaro, qualcuno faceva presente che non è che ci fossero poi capitali tali da sperare in immediate riscosse, che tutto sembrava ancora un patchwork dove nessuno voleva esporsi più di tanto. Ma così stavano le cose. Solo in una occasione, Waimer, aveva guardato il tifoso facendogli no con il ditino. Ovvero, quando questo tirando fuori questioni di pasta e di identità aveva cercato di convincerlo che non era poi cosa così bella chiedergli tutti quei soldi per la stagione. Però capiva il suo stato di confusione, davanti all'ennesima ripartenza di un decennio dove non era andato bene praticamente niente.

Fine. Waimer mise i lucchetti al suo stabilimento, fregandosene del fatto che nel weekend davano (forse) bel tempo. Per lui l'estate era finita, voleva andarsene lui, in ferie, e l'unica cosa che gli era rimasta da fare era tirar su quella collina di sabbia che in inverno difende il cemento dalle mareggiate. Un ultimo saluto al grande fratello blu, e un rinvio al prossimo anno. Ammesso e non concesso di averne ancora voglia, dato che continuare a lottare con le perturbazioni non era il massimo. Ma non poteva essere lui a cambiare, nel suo piccolissimo, le cose.

BASKET CITY AL MARE
PESARO - FORTITUDO SUPERCOPPA 2001, PAGELLE E STATISTICHE