Gianluca Basile è stato intervistato da Cosimo Cito su Repubblica.
Un estratto delle sue parole.

Chi è stato in campo Gianluca Basile? Un istintivo che sapeva ragionare. So che è una contraddizione. Sono stato una contraddizione.

L'invenzione dei tiri ignoranti. Una bella storia, nata in stanza con Andrea Meneghin. La definizione, dico. A noi, malati di calcio, piacevano i mediani spaccagambe. Quei giocatori che facevano legna, che intervenivano con "ignoranza" sulle caviglie. Ignoranti, ci piaceva l'aggettivo.
Rinunciare alla logica, talvolta, è uno dei modi per evadere dal sistema. Tirare senza senso, forzare, è la riserva indiana del talento. A noi europei non piace e a me piaceva da morire. Ma posso aggiungere che il basket, senza un sistema, non esiste. 0 meglio, esiste: è il basket NBA.


Basile si definisce principalmente un difensore. Esatto. Io adoravo difendere duro, mi esaltavo più che nel tiro. Anche perché all'inizio non ero per nulla un tiratore. Un mio presidente a Reggio Emilia mi prendeva in giro: diceva che finché avevo il piede sulla linea o dentro l'area, la palla entrava. Se facevo un passo indietro, oltre la linea dei tre punti, per un fatto psicologico la palla non entrava mai. Il tiro è un insieme di cose: condizione fìsica più condizione mentale più capacità di capire il momento della partita. Bisogna essere reattivi e cattivi. E saper sopportare l'idea di sbagliare. Ricominciare subito a tessere la tela. Le occhiatacce degli allenatori dopo un tiro sbagliato me le ricordo tutte, dalla prima all'ultima, da Ruvo a Capo d'Orlando passando per Reggio Emilia, Fortitudo, Barcellona, Cantù, Olimpia. Quello che ho vinto, il molto o il poco, è stato grazie a quel che sono riuscito a fare per i miei compagni e loro per me.

Perché ha deciso di non allenare? Perché sto bene così, mi piace la vita del "pensionato" e dell'appassionato semplice.

Dove sta andando il basket? Nel cesso. Il basket italiano, intendo: perdiamo pezzi ogni anno, le squadre si indeboliscono perché non hanno più una spina dorsale stabile, cambiamo moltissimo ogni anno e poi importiamo americani e pretendiamo, come dicevo, di adattarli. Per me, non devono essere più di due per squadra. Il ruolo dell'allenatore deve tornare a essere centrale. Qui invece speriamo di risolvere tutto con un americano da 30 punti a partita.

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI