Gianluca Basile, eletto miglior play di sempre dal sito Il Fortitudino, è stato sentito da Damiano Montanari per Stadio. Un estratto dell'intervista.

"Fa piacere essere ricordato. Non mi ritengo il miglior giocatore o il miglior play che la Fortitudo abbia avuto, tecnicamente ce ne sono stati tanti migliori. Però mi piace credere che i tifosi non guardino solo quello, ma anche la persona a 360°, la voglia sul parquet, la capacità di regalare emozioni. Io ho sempre avuto un gran rapporto con loro, dopo ogni partita mi fermavo a parlare sia che si vincesse sia che si perdesse.
Play o guardia? In quel periodo c'era la moda di schierare le guardie come play. Nel 1999, in Nazionale, avevamo vinto l'oro agli Europei in Francia mettendo Meneghin come regista. Sicuramente parliamo di un ruolo che mi ha sempre affascinato. Mi piaceva studiare gli avversari, gli schemi, leggere le situazioni che nascevano durante la gara. Non avevo le caratteristiche tecniche per fare il play, non essendo mai stato un palleggiatore eccelso. Tuttavia mi è sempre piaciuto pensare da playmaker, pur essendo di fatto una guardia. Devo questo aspetto a Jasmin Repesa, che nella tattica è un maestro.
Con lui ci sono stati un grande rapporto e un aiuto reciproco. Con i giovani ci sapeva fare, a me ha insegnato che cosa significhi essere un leader, guidando la squadra in un certo modo. A me diceva che sarei dovuto diventare l'allenatore in campo, il tramite tra lui e la squadra. Imparai a fare il capitano, ma non di quelli che urlano ai compagni e dicono sempre cosa fare. Io non ho mai alzato la voce con nessuno, preferendo essere un capitano silenzioso, di quelli che danno il buon esempio.
Il rapporto tra me e Pozzecco? Lo avevo avuto anche in Nazionale e posso dire che era un genio. Dovevi tenerlo lì, poteva inventare qualsiasi cosa in ogni momento, ma il suo comportamento a 360° non poteva essere preso come esempio. Poi si vedeva che in Fortitudo non godeva della stessa considerazione che aveva avuto a Varese. Si sapeva che Savic non lo amasse e Repesa non apprezzava la sua influenza sui più giovani. L'episodio della lavagnetta strappata ad Avellino non fu il vero motivo della cacciata del Poz, fu solo la goccia che fece traboccare il vaso.
Belinelli in NBA? Scommessa che avrebbero pagato 'bassa', si vedeva che per la sua età era più avanti di tutti fisicamente. Non era un gran tiratore in uscita dai blocchi, migliorò guardando e copiando me e i miei 'tiri ignoranti'. Lo ha ammesso anche lui pubblicamente più di una volta"


(foto di Fabio Pozzati)

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