Gianluca Basile è stato sentito da Damiano Montanari di Stadio. Un estratto dell’intervista.

“Domani per la Fortitudo sarà sicuramente un esame importante, come quello recente con Verona in casa. Però non metterei così tanta pressione su questa partita. Nel basket ho visto molte cose strane, ma è diffìcile che dopo essersi espressa ad alti livelli per diversi mesi e avere dimostrato di avere un'ottima chimica una squadra possa crollare. In caso di sconfitta, per cui facciamo gli scongiuri, le cose non cambierebbero. Così come in caso di successo la Fortitudo non sarebbe già sicura di essere promossa in Serie A.
La F? La seguo a distanza. Per i risultati che ha ottenuto sta disputando un grande campionato. Fin qui ha perso solo una partita contro la Bakery Piacenza del mio grande amico Gennaro Di Carlo che ha allenato qui a Capo d'Orlando. Rispetto al passato la Fortitudo ha trovato la chimica e la squadra giuste. Come ho sempre detto l'esperienza conta più della gioventù in A2. E poi, a differenza del passato, sono arrivati due americani di livello come Leunen e Hasbrouck. Il gruppo forte degli italiani c'è ormai da qualche anno.
La pressione nella finale del 2000? Era tantissima, vedendo anche come si mise subito la serie. Perdemmo la prima in casa con Edney che fece il fenomeno. Sembrava la "classica" Fortitudo. Invece ci fu uno sforzo mentale notevole. Il format era diverso da quello attuale. Dovevamo andare a vincere subito a Treviso. Pensa alla carica del pubblico e all'atmosfera che poteva esserci al PalaVerde. Se non fossimo stati preparati mentalmente sarebbe stato impossibile rimontare dallo 0-1 al 3-1. Dopo la prima sconfitta? I nostri spogliatoi avevano le finestre sull'uscita dei tifosi. Sentivamo tutti i loro commenti. Ci definirono la solita squadra di merda e arrivarono addirittura ad attaccare Myers, il giocatore simbolo di quel gruppo. Il giorno dopo Recalcati si presentò molto tranquillo alla riunione tecnica. Noi eravamo agitatissimi. Lui riuscì a trasmetterci quella carica emotiva e quella serenità che in pochi avrebbero potuto darci in quel momento.
Martino potrebbe fare la carriera di Recalcati? Glielo auguro, anche perché raggiungere i livelli di Recalcati significherebbe arrivare al top”

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