Luca Baraldi è stato intervistato da Walter Fuochi su Repubblica, facendo il punto sulla situazione della Virtus fin qui, e alzando anche l'asticella degli obiettivi societari. L'amministratore unico di Segafredo Grandi Eventi ha infatti parlato esplicitamente di obiettivo Final Four di Champions League.
Un estratto delle sue parole.

Si dice che i dissapori con Milano siano superati. Diciamo che, dopo molte assemblee in cui tanti non volevano accettare che la Virtus fosse tornata, e da investitrice primaria, pure con Proli ci siamo conosciuti meglio, confrontati, chiariti. E ora esistono tra i due club convergenze su strategie di prospettiva.
Quanto è lontana la Virtus? Francamente tanto, anche se non ci sentiamo inferiori per mentalità e cultura, imprenditoriale e sportiva. Il solco economico resta vistoso. Tre biciclette, in gergo ciclistico. Ma noi siamo i terzi per spesa. E anche Venezia, seconda, è ben lontana dall'Armani. Vogliamo colmare quel gap, aumenteremo gli investimenti, e dovremo anche essere bravi a spendere.

Intanto sono arrivati cambiamenti societari. Un assetto societario più aderente ai nostri sforzi. E anche, subito, un riflesso sui risultati. Se vuole un riassunto, eravamo una famiglia il cui capofamiglia non vedeva una resa soddisfacente dei propri investimenti. La gestione sportiva andava professionalizzata e l'arrivo di Paolo Ronci ha rimodellato il vertice. Per me una buona società vale dieci punti in classifica.
Eravamo scontenti? C'è stato un esame, doveroso, dei primi sei mesi. Ci siamo chiesti dove potevamo migliorare. Risposta: potenziando il management. Non numericamente, che non serviva, ma in professionalità. Ronci s'è posto subito con garbo e rispetto, ma è stato necessario pure riscrivere qualche regola interna. Stare nel proprio ruolo, rispettare quelli altrui, evitare invasioni di campo. Tutto ciò per porre tecnico e squadra nelle condizioni migliori per lavorare. Se qualcuno s'è offeso mi spiace, ma l'azionista vuol vedere quadrare i conti. Dalla Salda e Martelli, due bravi professionisti, hanno ora in Ronci un raccordo ideale, il titolare, insieme al ds, dei rapporti con coach e squadra, mentre Dalla Salda è l'ad dedicato alla gestione. Il braccio destro oggi sa cosa fa il sinistro. Prima, non sempre.


L'altra sera è arrivata un'altra prova difficile da spiegare. Non troppo sorpreso, perchè quei diversi atteggiamenti rispecchiano l'andamento di questa parte di stagione. La Virtus è una squadra di giocatori di livello che diventano forti solo quando dimostrano di essere motivati sull'obiettivo. Puntualmente, dopo 4-5 vittorie, pensiamo di essere i migliori e ricadiamo nella mediocrità. Se sapremo trovare quella continuità nella mentalità di approccio alle gare, cui Sacripanti e Ronci stanno lavorando a fondo, alla fine saremo tra le protagoniste.

Due obiettivi su tre centrati, per ora. Sì, ma siamo ancora lontani. Sui primi due formalmente ci siamo, ma l'ho detto e lo ripeto: ci aspettavamo di soffrire meno. Ora però metterei un quarto obiettivo. Vorremmo la Virtus alla Final four di Champions. Abbiamo aggiunto un pezzo grosso, Moreira, senza tagliare nessuno. Segafredo continua a scendere in campo e credo possa, lecitamente, alzare l'asticella. Ha fatto investimenti ingenti, non intende lesinarne, se serviranno, convinti che ne valga la pena. Poi, a fine anno, vedremo, se siamo tanti o pochi, e pure io dovrò tornare su qualche errore che ho fatto. Ah, era bella la storia che la Virtus è la squadra dei direttori generali. Ora c'è quello vero: l'ultimo che è arrivato.

C'è un'emergenza play? C'è stata una riunione in società, un'altra l'avremo a breve. Il tema esiste, anche se riteniamo di non essere scoperti. Taylor è un ottimo play, Pajola è il ragazzo di casa che tutti adoriamo, e col quale vogliamo essere severi solo perchè merita di esser trattato da giocatore adulto, Cappelletti ci ha dato prove di affidabilità. Detto ciò, se si può trovare un upgrade, esaminiamo ipotesi. Ma dev'essere un vero salto di qualità, e non solo nel ruolo di play, ma in qualsiasi altro si aprissero situazioni allettanti.

Ora arrivano le prime quattro, quante vorrebbe vincerne? Anche tutte, e giocando come nei primi 33-34' con Trieste si può sognare. Poi, Milano è lassù. Tre vittorie sarebbero un risultato ottimo e non irrealistico. Se saranno quattro sconfitte? Nessuna crisi di nervi. Esamineremmo, nel caso, dove abbiamo sbagliato.

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
LO SFOGO DI MATTEO BONICIOLLI