E’ la – tutto sommato bonaria – pernacchia di Pozzecco durante un libero di Mancinelli l’emblema di una partita che a Sassari la Fortitudo perde per proprie magagne e forse incapacità di trovare veri e propri giocatori vincenti nei momenti caldi della partita. Così, dopo aver sbagliato il possibile +11 a inizio ultimo quarto, la squadra si affloscia, si perde per strada, commette falli che attivano una Dinamo altrimenti confusa, e lascia l’ultimo tiro, da 8 metri, allo stesso Mancinelli. L’ignoranza era di Basile, non del capitano, e finisce con sconfitta.

Si parte con cartonati sia sugli spalti che tra le rispettive difese, dato che si viaggia a 3 punti al minuto sia per Sassari (che fa subito 10-2 e ne mette 4 filati dall’arco) che per Bologna, a recuperare con Aradori e con il quasi inevitabile tecnico a Pozzecco, in un momento non esattamente caotico. Così la F rimonta, si mette anche per un attimo avanti (23-20) e cerca di reggere nel momento in cui, all’ingresso delle seconde linee, sono meno le bocce nel cesto e più quelle nel cestino. E 25-23 Sassari al 10’.

I sardi non imbroccano più un passaggio che uno malgrado la buona volontà – offensiva – di Tillman, Fantinelli fa più o meno quello che gli pare, e il punteggio prende lentamente la strada del Continente. Si potrebbe anche cercare di allargare più di quanto non si faccia, dato che Totè bilancia positivamente cosucce e cosacce, la palla gira bene e Sassari continua a cercare più passaggi lisergici che non concretezza. Si fa +5, Fantinelli sbaglia il suo primo tiro da tre anni a questa parte, ed è 43-38 Bologna al 20’.

La Fortitudo non è che faccia miracoli in serie, ma contro una Sassari che si specchia nelle proprie bellezze senza accorgersi che è un attimo cadere nel lago ecco che basta poi tenere la testa sulla gara, far girare la palla e accorgersi che dall’arco è pura gioia. Due Aradori, quattro Banks (!), e cercando sotto di reggere l’urto contro un comunque nebuloso Bilan ecco che c’è, dopo il tentativo di risorpasso Dinamo, una nuova frustata. E quando poi anche Withers si unisce alla festa, è 68-60 al 30’.

Ci sarebbe di che provare qualcosa di simile ad un matchpoint, ma le possibilità di andare in doppia cifra vengono evirate da ferri infami. Spizzichi e bocconi, con Sassari che non trova continuità ma lentamente si avvicina, e con un bel po’ di regali altrui (geniale il quinto fallo, con tecnico, di Happ, come una persa di Aradori che porta ad un antisportivo di Withers con annesso infortunio) c’è l’urlo Dinamo. 83-80, ma Spissu continua a perdere bocce, e si ripareggia. Poi, con sia Happ che Totè fuori, Mancinelli deve fare da lungo: mette un libero, non può inseguire Bilan su cieli che non sono più suoi, arriva il rimbalzo d’attacco, i due liberi di Spissu per il +3, falli sistematici fin troppo esagerati (citofonare il quinto di Banks), e l’ultimo tiro che è un impiccato di Mancinelli. Non doveva tirare lui, occasione persa.


(Foto Ciamillo)

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