Quella di domenica ad Avellino sarà una partita speciale per Stefano Sacripanti, che in Irpinia ha passato le ultime tre stagioni. Il sito avellinese orticalab.it l'ha intervistato.
Ecco un estratto delle sue parole sul suo passato alla Scandone e sul suo presente in Virtus.

Il passato ad Avellino.
E' stata una grande esperienza. Che quella città e quella squadra mi sono entrate dentro. Nei miei tre anni in Irpinia ho visto nascere e crescere, dentro me, un fortissimo senso di appartenenza. Credo di essere riuscito a rappresentare la Scandone ed il suo popolo in tutto e per tutto, sono stato parte di loro. Sono stato parte di un sogno collettivo, di una società, di un modo d’essere. Ho avuto la fortuna di esserci e l’orgoglio di meritarlo».
Non ne faccio un discorso di tempo, né di attesa. I professionisti devono essere bravi a distaccare il lato emotivo da quello lavorativo. Credo che, però, questo non mi riuscirà completamente. Quando ti resta dentro un sentimento forte come quello che provo verso Avellino e che somma gioia e dolore, vuol dire che siamo davanti ad un’esperienza profonda e fuori dall’ordinario. Le dico la verità, mi fa strano non essere più l’allenatore della Scandone e non essere più su quella panchina a rappresentare coloro che mi vogliono bene e ai quali voglio bene. Guardo i risultati della Sidigas e mi fa strano realizzare di non essere più il coach dei lupi. Il processo di distacco è ancora in corso, segno che ho vissuto i miei anni ad Avellino con grande trasporto emotivo e mentale. Questa città è dentro me. Poi ci sarà la palla a due e, come sempre, bisognerà mettere da parte i sentimenti e guardare solo al parquet. Ma l’affetto che provo con la comunità biancoverde e con la proprietà della Scandone non sarà scalfito.


Il presente alla Virtus.
Bologna è ancora “basket-city”, la passione che si respira in città non ha eguali. Vengo da Cantù e mi sono formato in quella società, per noi ragazzi degli anni Settanta ed Ottanta la pallacanestro ha rappresentato tutto. E a Bologna questa tradizione si trasmette di padre in figlio: è pura passione, il basket qui è uno dei punti fermi del vivere cittadino. Si sente forte il senso di appartenenza verso Virtus e Fortitudo. È un piacere lavorare in questo contesto: sento forte la responsabilità, ma mi sento anche fortunato.
Sono stato chiamato alla corte da una proprietà solida, da un manager come Alessandro Dalla Salda che, dopo gli anni a Reggio Emilia, ora vuole costruire una grande Virtus. Anche per lui questa è un’avventura importantissima. Ho attorno a me tante persone che si muovono in luogo di una gerarchia chiara, a partire dal diesse Marco Martelli. Il mio compito è quello di costruire il cammino che dovrà portare la Virtus Segafredo a competere con le grandi di questo campionato. Abbiamo allestito un roster di uomini che saranno chiamati ad interpretare ed incarnare i valori delle V nere: serietà, sportività, sacrificio, impegno, orgoglio, ferocia. In Champions League, contro Oostende, ho visto i miei ragazzi lanciarsi senza paura su ogni pallone. Ed eravamo sul +30 per noi….
L’obiettivo di quest’anno è quello di competere con il gruppone che insegue Milano e Venezia per, poi, costruire qualcosa di sempre più solido. Il roster ha cominciato bene il suo percorso, ma c’è ancora tanto da fare.


( Foto Fabio Pozzati / ebasket.it )

2 APRILE, IL GIORNO DELLA FORTITUDO VITTORIOSA A REGGIO EMILIA E DI TEO ALIBEGOVIC
BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91