A 30 metri da dove la sua ex Virtus - a porte chiuse - è al suo primo allenamento, Pietro Aradori arriva in Furla e saluta per il suo primo giorno in Fortitudo. Per presentarlo, prima parla il GM Marco Carraretto.

“La trattativa è iniziata quando abbiamo avuto la sensazione che lui non rientrasse più nei piani della Virtus, sapevamo aveva un contratto e nel frattempo noi pensavamo solo che sarebbe potuto essere una buona soluzione per completare il nostro roster. E’ un investimento importante, starà con noi per molto tempo ed è bello che lui abbia sposato il nostro progetto. La durata? Non lo so dire con precisione, perché non è una cosa che ho seguito io. Lui è un Nazionale, e penso che anche per questo sia un acquisto importante per tutto l’ambiente, uno che da 15 fa parte di quel gruppo e ha questo curriculum può creare entusiasmo nell’ambiente. Io lo conoscevo già, siamo stati compagni di squadra a Siena quando lui arrivò dopo essersi messo in mostra a Biella, e in Toscana ha consacrato quelle che erano le sue capacità. Ora la nostra idea di 6+6 è diventata 5+5, Pietro prende il posto dell’ipotetico americano e con lui puntiamo anche al premio per l’utilizzo degli italiani”


Parola poi a Pietro Aradori. “E’ curioso essere a 20 metri da dove si allena la Virtus, ma ormai il passaggio c’è stato, del passato non voglio parlare, ora sono in Fortitudo felice, supercarico e con la voglia di farmi amare dai nuovi tifosi. L’idea non è nata da tanto, se ne è parlato solo negli ultimi giorni e non prima: se escono 20 possibili destinazioni ci sta che prima o poi una la azzecchi. In realtà io dovevo prima chiudere con la Virtus.
Perché ho scelto la Fortitudo? Prima di tutto perché sto bene a Bologna, poi perché questa è una grande squadra con grandi tradizioni, tanti ex giocatori di cui voglio ripetere le gesta. Poi non volevo un contratto annuale, e il 25-30 luglio tante altre squadre erano complete e offerte a lungo termine non se ne trovavano. Quindi appena c’è stata la possibilità l’ho colta con questo contratto di quattro anni.
Ritrovo molti compagni o altri giocatori che ho già affrontato. Con Mancinelli ho condiviso anni in Nazionale e l’esperienza di Cantù, e anche questo è uno dei motivi per cui ho scelto in questa direzione. E conosco anche Antimo Martino, dai tempi in cui a Roma io ero un giovane giocatore e lui un giovane vice allenatore.
Obiettivi? Ne abbiamo parlato velatamente, intanto pensiamo alla salvezza, poi pensiamo a dare soddisfazioni ad un pubblico per cui sarà emozionante giocare.
Gioco di nuovo in una neopromossa? Ogni situazione fa storia a sé, qui ci sono comunque giocatori che hanno tanta esperienza di A1, come Leunen, e che erano scesi in A2 solo per aiutare la Fortitudo a risalire. O gente come Fantinelli che ha voglia di dimostrare di poter stare in massima serie. E’ un bel gruppo, tante facce conosciute come quella di Robertson che ho affrontato in Coppa.
Il derby? Ancora non ci ho pensato, ovviamente vale una stagione, ma pensiamoci quando sarà il momento.
L’addio alla Virtus? Voglio solo dire che non sono mai stato contattato dall’allenatore. Lo avesse fatto a fine maggio o inizio giugno non sarei stato messo in difficoltà. Magari sarei venuto in Fortitudo lo stesso, ma io sono abituato a parlare negli occhi, e forse non tutti lo fanno e non hanno personalità. Posso accettare le scelte, le rispetto, ma dovevano dirmelo”

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