Nella sede di Mantova di Pompea è stato presentato alla stampa Pietro Aradori. Prima, le parole dei dirigenti Pompea a festeggiare l’accordo con “Bologna che, senza nulla togliere a Mantova, è un passo più su” e la speranza di arrivare ai playoff. Poi, due parole di Marco Carraretto:

“Ringraziamo Pompea che ha voluto unirsi a noi. Non è il budget che fa la differenza, ma il lavoro, la voglia e la dedizione. Strano presentare Pietro, che è stato un mio compagno di squadra e lo vedo come un amico, più che altro. Grande soddisfazione per l’ultimo colpo di mercato della Fortitudo, lui è uno dei giocatori italiani con più talento come dicono le sue ultime cifre. Grande orgoglio, che faccia parte della Effe neopromossa, speriamo dia esperienza e aiuti i giovani a crescere. Poi conosce l’ambiente di Bologna, e questo è ancora meglio. Ha esperienza internazionale, più di 150 presenze in Nazionale, è conosciutissimo”


Poi, tocca al giocatore.

Di solito il trapasso V-F non è facile. “Per me le difficoltà, se ce ne sono state, ci sono state in estate, per qualche giorno, ma per il resto tutto passato. Io mi sono buttato testa e piedi in questa nuova avventura e voglio lasciare alle spalle il passato. Guardo solo avanti, da quasi un mese sono qui nella mia nuova casa, sto bene, sono contento, si guarda solo al presente e al futuro”

Sei molto attivo sui social. Qui sono arrivate alcune critiche da ex tifosi: è una motivazione extra per il derby? “Nella vita non si può piacere a tutti, si fanno le proprie scelte, ognuno è libero di pensare quello che vuole e non ho sassolini nelle scarpe né nulla da dimostrare se non a me stesso. Il derby si vive per settimane, mesi, e io punto solo a vincerlo per me, per i compagni e per la società, niente altro”

Tu e Mancinelli siete l’anima glamour della Fortitudo. Come siete diventati amici? Lui ha avuto un peso in questa tua scelta? “Non ci vestiamo al buio… Ci conosciamo da tantissimi anni, la prima volta che abbiamo giocato assieme al di là della Nazionale è stato a Cantù. Lui stava in hotel, stavamo tanto assieme al di fuori del campo. E’ una persona d’animo buono, a Cantù guidava una Bentley, lì c’era un ragazzo che aiutava il custode del palasport, non aveva un auto e Mancio gliela fece guidare. Un esempio, e la sua presenza qui mi ha aiutato a sposare il progetto”

C’è anche l’obiettivo di tornare in Nazionale? “Non devo togliermi sassolini, ripeto. Io faccio la mia pallacanestro, gioco in Fortitudo, a 30 anni non devo prendere il posto di nessuno: io cerco di adeguarmi, questo è il mio gioco, e non penso a voler cambiare le idee degli altri. Ognuno si prendere le responsabilità delle proprie decisioni, io come gli altri”

Quante altre offerte hai avuto in estate? “Riceverle il 30 luglio non è facile. Ne sono arrivate, ma la Fortitudo è quella che ho subito preso in considerazione. Un po’ perché volevo andare in un’altra squadra storica, seguita da un pubblico incredibile e contro cui ho giocato solo quando ero a Biella tanti anni fa. Poi perché amo Bologna, l’atmosfera che si respira”

Servirà collaborazione tra di voi, con un play esordiente e difesa poco fisica. “Vedo un gruppo molto esperto, come singoli giocatori siamo la squadra con più stagioni giocate in serie A anche se abbastanza giovani. E a questo si uniscono giovani come Dell’Osto o come Fantinelli che ha comunque tanti anni di A2. Siamo un bel gruppo e questo aiuterà: ci sono pochi americani e di qualità, tutte cose che faciliteranno nel corso della stagione”

Tu sei il giocatore italiano con più talento offensivo, ma vieni visto come uno che difende poco. Ci stai lavorando o non condividi la critica? “Non siamo perfetti, ognuno ha i suoi difetti. Non condivido la critica, io lavoro per migliorare dove posso rendere meno. Ho molta prestanza fisica e posso faticare su giocatori più piccoli e rapidi, faccio molto meglio con chi ha la mia stazza o pochi centimetri di meno. Chi segue la pallacanestro, chi ha fatto le proprie scelte, questo lo ha sempre saputo. Se poi si seguono uscite che cavalcano l’onda è un altro discorso, io so quello che so fare bene e quello che so fare meno bene e su cui lavorare”

Cosa ti ha fatto innamorare di Bologna? Ci sono posti e curiosità da raccontare? “Mi sono diplomato a Bologna, quindi l’amore è nato quando avevo 17-18 anni. Mi piace il centro, i portici, la mia ex scuola che mi sa che ora ha chiuso ed era in San Felice. Giocavo a Imola, venivo qua in treno e arrivavo in bus.”

Come hai trovato Martino? “Lo conosco da quando era il vice di Repesa a Roma, sono stato felice di ritrovarlo. Ho rivisto altre persone che già conoscevo, e brava la dirigenza a ricreare queste situazioni. Antimo è un esordiente ma ha tanta esperienza alle spalle, penso ci darà una bella mano”

Obiettivi personali e di squadra? “Fare un campionato che rimetta la Fortitudo stabilmente in serie A, dove deve stare, perché una realtà simile non può vivacchiare nelle serie minori. Sono stati bravi a riprendersi la massima serie dopo quello che è successo dieci anni fa. Vogliamo una posizione di media classifica, poi fare un passo alla volta. Buon campionato, senza strafare e senza farci prendere dal panico”

Hai un contratto lunghissimo. “E’ una scelta di vita per i motivi che ho già spiegato. Non ho mai voluto andare in piazze dove c’erano mille-duemila persone se le cose andavano male, ho bisogno del tifo, del calore della gente. Poi in estate ci siamo sentiti tanto con Pavani: non doveva convincermi, ma ha creduto in me. Ci vedevamo spesso il sabato a pranzo, ci salutavamo pensando che potevano uscire fuori i coltelli vista la differenza V e F…”

Cosa ti porti dietro della Virtus? “Due anni belli, tante vittorie, una Champions League”

Quale sarà il prossimo tatuaggio? “Non li programmo. Li faccio per ricordare i passaggi della mia vita, alcuni sono importanti, altri sono delle cagate. Quello che conta è questa frase, siamo nati per essere veri e non per essere perfetti”

Nel precampionato tu, Stipcevic e Leunen avete dimostrato di essere punti di riferimento. Tu ti senti un leader? “Detto che cerco di rendere ugualmente sia davanti a 500 che 5000 persone, io penso che il leader di questa squadra sia Leunen, per il giocatore che è, per come ha trascinato la Fortitudo l’anno scorso. Emotivamente il leader è Mancinelli. Poi ci siamo io, Stipcevic, gli americani, che portiamo quello che abbiamo da dare. Poi, su Carraretto: è la prima volta che mi faccio presentare da un mio ex compagno. Ero uno dei più giovani, a Siena, in una delle squadre più forti d’Europa. Sono stato bene in campo, un pochino meno fuori perché erano tutti sposati, ma lui mi ha dato una grossa mano.”

(foto Vadiaroma)

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