Sul Corriere di Bologna Enrico Schiavina ha sentito alcuni "doppi ex" che hanno fatto il passaggio Virtus-Fortitudo o viceversa, in merito alla questione Aradori.
Un estratto delle loro parole.

Kenny Hasbrouck - Sono stato bene su tutte due le sponde e ringrazio entrambe, anche se la Fortitudo ti entra sotto la pelle e ti resta dentro, è inevitabile. Ho girato il mondo, vissuto rivalità molto forti, ma un'altra città spaccata in due per questioni di basket come Bologna non c'è.

Maurizio Ferro - Non ho potuto scegliere: c'era il cartellino, mi avevano venduto per salvare il bilancio. Ci provai anche a dire a Porcili che non aveva senso portarmi in Virtus, ma ormai era già tutto deciso. Andò così, alla fine con insoddisfazione di tutti. Specie per me fu una enorme sofferenza. Altri tempi: se oggi Aradori salta la barricata non subisce alcun trauma, anzi.

Marco Bonamico - Avevo fatto le giovanili alla Virtus, nel '76 mi mandarono di là in prestito, e fu un grande anno. Per uno abituato a lottare per conquistarsi tutto fu facile identificarsi col tipico spirito che circonda quella maglia. È passata una vita, ma Bologna in fondo è poi sempre quella, ci raccontiamo sempre le stesse storie. Aradori alla Effe è il tipico divertimento estivo: molto stimolante per tutti, specie per lui. In palestra da me non si parla d'altro, ovviamente fa discutere. Ed i fortitudini si sentono molto di più: non perché più numerosi, ma perché fanno più casino.

Di 16 giocatori che hanno fatto il salto diretto tra le due sponde del Reno, solo 3 finora l'hanno fatto da capitano in carica: Dado Lombardi (1970), Gianni Bertolotti (1980), Guido Rosselli (2017), che all'epoca disse Capitano sì, ma per poche settimane, e senza poteri. Pietro Aradori, nel caso, sarà il quarto della serie.

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