L'ex bianconero Alessandro Abbio è stato intervistato dal Resto del Carlino.
Un estratto delle sue parole.

Gli otto anni che ho passato a Bologna sono stati un periodo importante e il bianconero farà sempre parte della mia vita. Mi fa molto piacere quando la Virtus vince e quest'anno finalmente siamo tornati a gioire per la Coppa. Questo mercato estivo, però, ha portato diversi cambiamenti, motivati dall'idea di crescere e purtroppo le scelte non sono sempre positive per tutti. Una cosa che ho sperimentato sulla mia pelle, dato che io a suo tempo andai via controvoglia, ma non ho smesso di essere un virtussino.

Con lei si è aperta la "maledizione" dei capitani che non restano. Io in realtà quando sono andato via non ero più capitano. Avevo iniziato il mio secondo anno con i gradi addosso ma poi si creò quella situazione che a marzo mi costrinse prima a cederli e poi a salutare la V nera. Sono molto dispiaciuto per quello che è successo a Pietro Aradori e in precedenza a quello che accadde a Guido Rosselli. Guido è un giocatore che ha dato tanto e non solo alla Virtus. Essendo lui passato per Torino come ci sono passato io lo conosco bene, e ovunque sia andato ha portato in serie A la sua squadra. Purtroppo le società devono fare le loro scelte e da allenatore capisco che alcune esigenze passino sopra a tutto, può non piacere ma è un mondo a cui dobbiamo abituarci.

Dovremo abituarci ad un mondo sportivo senza bandiere? Sì, anche se ogni tanto mi chiedo se stiamo andando nella direzione giusta. Possiamo davvero pensare ad una Virtus senza Roberto Brunamonti e Augusto B-nelli? Senza di loro si sarebbe creato il mito della V nera? Io non ho la visione generale per dare a queste domande una risposta che vada oltre le mie sensazioni. Forse dobbiamo abituarci al fatto che le società si muovono in modo diverso e sono costrette a seguire logiche molto più commerciali rispetto al passato. Il club ha escluso Pietro costruendo comunque una squadra migliore e questo è quello che oggi conta agli occhi dei tifosi.

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