(Foto Fulvio Marco Pregnolato)
(Foto Fulvio Marco Pregnolato)

Stefano Pillastrini è stato sentito da Enrico Schiavina per il Corriere di Bologna. Un estratto dell'intervista.

"Io vengo da un’epoca in cui il protezionismo c’era sul serio. Serie A con due americani e basta, giovani coccolati, pesanti investimenti sul vivaio perché poi si facevano soldi veri vendendo i cartellini. Eppure producevamo grandi giocatori, andavamo alle Olimpiadi ed eravamo competitivi col mondo slavo. Da quando è saltato quello schema, e parlo di tanti anni fa, non abbiamo fatto altro che mandare i ragazzi allo sbaraglio dicendogli: giocate quando siete pronti. È chiaro che così non giocheranno mai.

Sono un convinto sostenitore del protezionismo. Ma non quello che c’è adesso, che non protegge nulla, se non i veterani italiani, a cui poi giocare minuti veri interessa poco, fanno il cambio dell’americano e guadagnano bene. Un vero protezionismo sui giovani non c’è. Non è vero che se un ragazzo è bravo il posto per giocare lo trova, oggi è difficilissimo anche per i migliori. Ed è logico che nessuno investa, formare giovani dà ritorni economici irrilevanti, sono investimenti in perdita.

Almeno dall’A2 in giù bisogna imporre la presenza dei giovani. Ma attenzione, in campo, non a roster. So che molti non sono d’accordo, ma va trovato un modo di far stare in campo chiunque sia eleggibile per la Nazionale. Poi vorrei un tavolo immediato allenatori-vivai-dirigenti di club per capire come coniugare il tutto a livello politico. E vincoli anche sulle serie inferiori. Poi rivedere la durata dei campionati giovani, inutilmente lunghi, perché contano i singoli e non le vittorie di squadra. Specie i centri, che all’inizio spesso ti fanno perdere, così restano indietro. L’argomento è vastissimo, avrei molte altre idee che fatico a sintetizzare"

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