Coach Luca Banchi è stato intervistato da Daniele Labanti sul Corriere di Bologna.

Un estratto delle parole del tecnico bianconero.

 

Sulla pressione per la Final Eight

No, perché ci portiamo dietro il valore di cinque mesi vissuti assieme. La squadra è consapevole che si gioca per vincere: è un torneo particolare, ci si nutre di vittorie ogni 24 ore, anche se le ultime sette volte ha vinto la Coppa chi ha giocato la prima semifinale.


Sulla stagione 

Quando mi ha chiamato la Virtus ero fuori dall’Eurolega da sei anni, il mio nome non scaldava più nessuno. Dicevano: ma davvero va Banchi dopo Scariolo? Mai avuto dubbi che qui il potenziale fosse di alto livello. Sono stati bravi i giocatori a percepire il senso di urgenza che il mio arrivo a Bologna significava e a voler vivere una stagione speciale. Non siamo i più talentuosi ma siamo degni di essere sostenuti e di rappresentare la storia del club. Un paragone potrei farlo con l’annata a Milano, quando andammo ai playoff per sfidare il Maccabi e il Forum era un muro rosso.


Il momento dei veterani 

Io sono un ladro di idee: dai giocatori, dai colleghi, da tutti. Nessun coach conosce la pallacanestro meglio dei suoi giocatori: io ipotizzo, loro realizzano. Sarei matto se non parlassi con Belinelli, uno con vent’anni di esperienza dalla NBA all’Europa. Non devono mancarmi la curiosità, la ricerca, la voglia di sperimentare. Devo prendere ciò che atleti come Marco, come Hackett, come Shengelia, portano in palestra e renderlo patrimonio della squadra. E poi via, non sono mica solo rose e fiori: a volte mi mandano anche a quel paese.

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