La Fortitudo arriva al 28 giugno con, sì, un lavoro di sottobosco forse non chiaro a tutti, ma con anche l'impressione che nel cestino di more o mirtilli da mostrare all'esterno ce ne siano poche. Tutto gira, almeno come vertice della questione, al nome di chi dovrebbe fare il presidente. Ovvero, alla candidatura proposta a Carlton Myers che pare, ad occhio, essere una alternativa all'ingresso, da consigliere esterno, di Ferdinando Minucci. Myers ha chiesto tempo per riflettere su una idea che pare affascinarlo, ma che necessita di tante piccole cose da smussare: garanzie sul ruolo, i nomi dei collaboratori, oltre ad un altro dubbio che, necessariamente, si pone davanti a questa ipotesi. Ovvero, la totale mancanza di esperienza (e di abitudine ai riflettori quotidiani) in ambito burocratico di chi è stato un grande giocatore, ma che dopo il ritiro ha preferito percorsi lontani dalla popolarità. A meno che Carlton non sia principalmente una testa di ponte per raggiungere ulteriori soci o figure dirigenziali bisognose, oggi, di un tramite a garanzia della cosa. E non pare, Myers, soggetto che possa sporcarsi le mani (e l'immagine) per qualcosa di non chiaro.

Rimane poi in bilico l'alternativa Mancinelli, che ancora non ha sciolto riserve su cosa fare della propria carriera di giocatore a metà tra la voglia di chiudere in modo meno doloroso di quanto non avrebbe fatto di recente (il Covid nel 2020, le porte chiuse nel 2021, la retrocessione nel 2022) e la consapevolezza del tempo che avanza. O il nome di Simone Lusini, che si trova nella curiosa situazione di essere legato sia a Minucci che a Rimini, e quindi paradossalmente buono per entrambe le ipotesi, ovvero Myers o non Myers. Quel che resta certo è che ad oggi tutto rimane molto vago, con urgenze che vanno oltre il sapere chi farà parte della squadra del prossimo anno o l'eventuale permanenza di Fantinelli e soci. E che anche le decisioni sulla presidenza non sembrano poter essere prese in tempi rapidi.

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